Cultura e Spettacoli

Mostra e Festival provano a far pace

da Roma

S'erano tanto odiati, o così pareva. Adesso, finita l'epoca degli insulti a mezzo stampa, provano a fare pace. La fitta trama diplomatica, tra riunioni operative, cene di lavoro, abboccamenti vari, è gestita in prima persona da Goffredo Bettini e Davide Croff: l'uno gran muftì della Festa di Roma, l'altro presidente della Biennale. Prove tecniche di armistizio nel tentativo, come va di moda dire, di «fare sistema»: per non pestarsi i piedi e magari restituire il sorriso al ministro Rutelli, tifoso della Mostra per ragioni istituzionali, sodale della Festa per motivi sentimentali.
La strategia dell'attenzione procede per segnali interessanti. Venerdì scorso, ospite di Barbara Palombelli a 28 minuti su Rai Radiodue, Bettini ha annunciato «sorprendenti novità nei rapporti tra due festival, grazie anche alla mediazione del ministro Rutelli». Pur non entrando in dettagli, ha fatto capire che la musica sta cambiando. Flauti soavi, non più violini stonati. Eppure ricorderete che Marco Müller, alla vigilia della Mostra, parlò di una Festa fatta con gli scarti veneziani; e un mese dopo la Festa ricambiò la cortesia strapazzando Dalia nera, volentieri «regalato» ai veneziani.
Tutto passato? Müller, intervistato da Magazine, confessa ora che, tra Croff e Bettini, cancellerebbe Croff dall'agenda del suo telefonino: «Perché abbiamo il mandato in scadenza». E aggiunge: «A Bettini vorrei dire di far rinascere Massenzio, nessuno ha mai dimenticato quelle notti di film dentro i monumenti». Solo una boutade, ridimensionano alla Biennale. Però non è un segreto che il direttore sinologo, pur lavorando alla sua quarta (e ultima?) Mostra, abbia intrecciato ottimi rapporti col senatore diessino. «Bettini è uno che ascolta, decide e fa. La Festa non mi interessa, sono già in tanti lì, ma l'idea di pensare Massenzio mi stuzzica», avrebbe rivelato ad alcuni amici. Intanto ha ripreso in mano Fabrica Cinema di Benetton, insegna stabilmente in un'università svizzera e non vede l'ora di rituffarsi nella produzione. «Il giorno in cui finisco con la Biennale partono tre film», fa sapere.
Nell'attesa Müller ha proposto a Bettini un lavoro comune sulla retrospettiva spaghetti-western, immaginando una parte veneziana e una romana, in modo da favorire il restauro di circa 60 titoli. Inoltre affiderebbe volentieri a Diamara Parodi, curatrice del mercato alla Festa, la gestione dell'Industry Office veneziano, in una sorta di sinergia. Più altre cose da mettere a punto insieme. Dalla Biennale rispondono: «Dov'è la novità? Tra Venezia e Roma c'è sempre stato uno scambio di amorosi sensi. E poi la vita è un compromesso col principio di realtà». Insomma, la Festa esiste, dobbiamo farci i conti, la guerra tra i due festival è roba passata. Sarà. Tuttavia qualcosa si sta muovendo. Croff mira a un secondo mandato alla Biennale, Müller stanco del Lido guarda a Roma destando qualche malumore, Bettini incassa e orchestra. E da Torino Nanni Moretti ironizza: «Cercherò di capire meglio questa parolina magica - fare sistema - che tutti mi ripetono.

Mi sono applicato, ma non ho ancora capito cosa significa».

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