Il dato non trova conferme. Ma il (forte) sospetto è che il Comune nel 2005 abbia potuto acquisire la società già con un buco di 7 milioni di euro. E pure nella difficoltà, ammessa dagli stessi revisori della PriceWaterhouse, di ricostruire la storia dello sbilancio di Zincar, un aspetto è certo: «Dopo l’ingresso di Palazzo Marino come socio di maggioranza, i costi hanno subito un’impennata vertiginosa». Gli esperti incaricati lo scorso 27 maggio dalla giunta Moratti di analizzare i conti tra 2001 e 2008 per capire come si sia potuti arrivare ad un buco di circa 18 milioni di euro per la società posseduta da Comune e A2a, ieri hanno riferito ai consiglieri riuniti in commissione Bilancio di una «sovrastima delle commesse per circa 4,5 milioni», mentre in Zincar «i costi per finire gli incarichi sono sempre stati sottostimati». Ma le anomalie intorno alla società creata per sviluppare progetti ecosostenibili per la mobilità sono ormai la regola: sul caso indaga anche la Procura. La scorsa settimana la Guardia di finanza ha perquisito la sede della società per cui il Comune ha dichiarato il fallimento a maggio. Un milione e mezzo di spesa ad esempio «non trova alcuna correlazione con le commesse». Dalla relazione presentata dai revisori di Pwc emerge una lunga lista di spese «pazze»: dai 14mila euro per stampare nel 2006 il fascicolo «La voce della vigilanza urbana» ai 1.500 euro per i biglietti di Natale, dai 4.510 euro per un catering a Palazzo Marino al programma tv «Cavalli e biciclette» o al concorso per la «valorizzazione delle pietre tradizionali del Verbano». Tutte voci di spesa «non inerenti alle commesse o senza nessuna evidenza del servizio reso». E ammettono il rischio che il Comune abbia acquisito dalla ex Aem un buco di 2 milioni sul progetto dei distributori ad idrogeno alla Bicocca, che risale al 2003: «Vorrebbe dire che due anni dopo la Zincar è stata acquisita con una previsione dei conti già sbagliata». I contabili riferiscono però che è stato impossibile per loro risalire al momento esatto in cui hanno avuto inizio gli sbilanci - e quindi di identificare chiaramente i manager responsabili del fallimento - per «l’assoluta mancanza di un sistema di controllo gestionale».
«Bisogna chiarire - tuona il consigliere del Pd Davide Corritore - quanto valeva la società quando l’amministrazione l’ha acquisita e come sono stati certificati i bilanci prima di quel passaggio». Si dice «indignato» il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino, preoccupato che 4 anni fa «il Comune abbia acquisito una società già con un buco di 7 milioni». L’opposizione pretende l’audizione dell’ex sindaco e commissario al Traffico Gabriele Albertini che avallò quell’operazione.
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