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Motociclista muore alla Dakar

Caduta fatale all’australiano Caldecott in Mauritania. Era alla guida di una Ktm. La 50ª vittima a un anno dalla morte di Meoni

da Kiffa

Per mancanza di fondi e sponsorizzazioni adeguate, aveva rinunciato a correre la Dakar 2006, ma poi si era iscritto in extremis (appena quattro giorni prima del via) per sostituire un pilota infortunato. La nona tappa gli è stata però fatale. Il motociclista australiano Andy Caldecott, che gareggiava in sella a una KTM, è morto ieri dopo una caduta al 250° chilometro della frazione che si sarebbe conclusa a Kitta, in Mauritania. La tragedia avviene a un anno esatto di distanza dai decessi dello spagnolo José Manuel Perez e di Fabrizio Meoni. E la morte di Caldecott, cinquantesima vittima tra partecipanti, pubblico e membri della carovana in 28 anni di Dakar, è avvenuta a poca distanza da dove lo scorso anno perse la vita il nostro centauro.
«Il pilota è morto all’istante per un trauma cervicale - ha precisato il direttore della prova Etienne Lavigne -. Quando si è verificata la caduta, siamo stati immediatamente avvisati e dopo una ventina di minuti un elicottero di soccorso si era già posato sul luogo dell’incidente, ma i medici non hanno potuto far altro che constatare la sua morte». Lavigne ha anche sottolineato come «rispetto all’edizione precedente abbiamo adottato delle misure di sicurezza, imponendo limiti di velocità e riducendo l’autonomia delle moto più leggere. Caldecott si trovava su tratto molto rapido, ma era dentro i limiti».
Dolore nel team KTM che non ha più interesse per il risultato sportivo di questa Dakar. «Chiedendo ad Andy di partecipare alla corsa solo all’ultimo momento, per la rinuncia dello spagnolo Jordi Duran, il team Repsol pensava di avere fatto a Caldecott il più bel regalo di Natale possibile - ha detto il direttore sportivo Heinz Kinigadner -. Partecipare alla Dakar per lui era realizzare un sogno». Caldecott, 41 anni, lascia la moglie e un figlio e prendeva parte al raid dal 2004.
In quell’occasione, il suo debutto fu possibile grazie ad un fondo aperto da amici e familiari nella città natale di Keith, nel sudest dell’Australia dove era reputato un grande specialista del deserto. Al suo esordio nella Dakar si impose subito all’attenzione del pubblico con una vittoria di tappa, seguita il giorno successivo da una sfortunata frattura alla caviglia che lo costrinse ad abbandonare la corsa. Lo scorso anno, in sella ad una KTM 660, vinse due tappe chiudendo al sesto posto in classifica, mentre in questa edizione si era imposto nella terza frazione tra Nador ed Er Rachidia.
Ma ieri alla Dakar si è registrato anche un secondo grave incidente, stavolta senza vittime.

Due cadute hanno portato infatti al ritiro lo spagnolo Isidre Esteve Pujol, secondo in classifica, soccorso dall’elicottero del servizio medico della corsa e trasportato in ospedale.

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