Motogp: ad Assen vince Spies

Sport vero, le moto. Con piloti atleti che vincono e perdono, decollano e atterrano, si fanno male e si rialzano. Ragazzi che l’adrenalina del dopo gara non la confinano edulcorata nei comunicati stampa, bensì la offrono in vassoiate d’argento condita di rabbia e speranze.
Come ieri, ad Assen, il Valentino nazionale che corre da Rossi senza portare a casa un risultato da Rossi: solo quarto, dietro a Spies vincitore, Stoner calcolatore, Dovizioso osservatore. Quarto, troppo poco per lui, per quello che è, per quello che ha dato. Quarto, però tanto pensando alla Ducati Gp11.1 messa in pista come un neonato a cui la mamma impone già di camminare; e tantissimo pensando che il secondo turno di libere annullato per olio in pista di giovedì aveva condizionato la qualifica, e il warm up bagnato di ieri mattina completato l’opera costringendo Vale e la Rossa a scendere in pista per la gara davvero come neonati costretti a muovere i primi passi. Dirà: «Nei primi quattro-cinque giri ho praticamente controllato che tutto fosse a posto, che potessi fidarmi del nuovo setting... E non è male, c’è ancora molto da fare, ma giro dopo giro ho preso confidenza e alla fine percorrevo alcune curve anche 18km/h più veloce rispetto a venerdì, quando proprio ero fermo (undicesimo tempo in griglia)... E adesso avanti così, a migliorare, a lavorare, in fondo facendo debuttare la moto del 2012 in versione 800 è come avessimo guadagnato un anno. È già meglio, ma evidentemente non basta, quindi dobbiamo migliorarla, dobbiamo metterci l’anima come promesso perché sennò andrete avanti a romperci i...».
Vale lo dice, sorride, aggiunge «però scherzo», ma la frase colorita non suona stonata: è come avesse fatto una radiografia alla sua voglia grande di mettere la parola fine alla mitragliata di domande che da troppo tempo insegue lui e la Ducati: cosa non va? cosa state facendo per? Stagione finita ma...? Tanto più che domenica c’è il Mugello, tanto più che se il neonato già cammina, perché non sognare il podio sulla pista di casa? Perché non sperare in una favola?
Vassoiate d’adrenalina anche in casa Simoncelli. L’Olanda si aggiunge alle cadute di Spagna, Portogallo e Gran Bretagna. Ancora a terra il Sic, ancora al primo giro, per di più centrando l’incolpevole Lorenzo capo popolo della rivolta contro di lui, quella all’insegna di slogan tipo “fermiamolo sennò si farà e ci farà del male”. Ecco, ieri, dopo un paio di curve il Sic ha gettato al vento la seconda pole e anche la possibile vittoria di Jorge, visto che a conquistare il Gp è stato poi il suo compagno. «Mi scuso con Jorge» dirà Marco, «si scusi di persona e non in tv» ribatterà l’indiavolato spagnolo, «non l’ho fatto apposta, credevo che la manovra ci potesse stare, però in effetti avevo le gomme fredde, non ero indietro, potevo aspettare» si difenderà Marco, «lo so che non l’ha fatto apposta, però ero fiducioso che dopo le polemiche passate fosse cambiato, avesse capito e invece... Invece non posso avere stima per uno così, il mio rispetto è a zero, finché non la smetterà di fare così...», «mi dispiace davvero... spero solo che domenica al Mugello le cose comincino a girare per il verso giusto» ancora Marco, «la vittima di oggi sono stato io, ma poteva essere un altro.

Lui deve capire che sta facendo uno sport molto pericoloso e mette e repentaglio se stesso e gli altri... E poi se gli succede così spesso vuol dire che sta facendo qualcosa di sbagliato. Chi gli vuole bene lo aiuti...» ancora Jorge. Sport vero le moto, gente vera i motociclisti.

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