Controsensi del tifo, dell’affetto, dell’amore sportivo e incondizionato. Un Mugello tinto di giallo-Valentino e rosso-Ducati ha applaudito colori diversi e un tipo anonimo, e per questo originale, che non ha nulla a che vedere col mondo due punto zero che avvinghia i nostri idoli sportivi. Un tipo non matto come Simoncelli, non eroico come il Capirossi dei tempi che furono, non affascinante come il vecchio Biaggi che divideva. Soprattutto, un tipo non incredibilmente talentuoso e carismatico come il Valentino di noi tutti. Il Mugello giallo e rosso ha applaudito Andrea Dovizioso, un venticinquenne di Forlimpopoli che non ha neppure vinto ma è arrivato secondo, che non ha trionfato però ha regalato una gara magistrale dietro a Lorenzo vincitore e davanti a Stoner leader del mondiale. Un tipo, Andrea, che a parole, se anche urlasse non ecciterebbe le folle quasi avesse nel docile cognome il proprio stile verbale. Uno stile che muta però il giusto una volta in pista, rendendolo veloce e aggressivo però mai esagerato. Come ieri, quando ha controllato la corsa, rimanendo quatto quatto a osservare che cosa combinavano là davanti Casey Stoner e Jorge Lorenzo, per poi «doviziosamente» infilare il capo squadra australe all’inizio dell’ultimo giro.
«Allucinante avere tutto il Mugello per me» dirà «non era mai successo, capita, è norma che chi tifa Rossi o Simoncelli non mi segua... invece qui è successa una cosa incredibile... E mi sono commosso per la folla e ho pianto e sono strafelice per questo secondo posto perché ragazzi, questo è il Mugello, il Gp d’Italia, la gara più importante» sottolineerà doviziosamente sincero per poi rifilare la stoccata come quando guida: «E comunque sono terzo nel mondiale, in lizza anche io, e farò di tutto per rendere dura la vita alla Honda così mi darà una moto ufficiale anche il prossimo anno». Per la verità, le ha reso la vita dura fin da ieri perché, passando a fine gara Stoner, ha privato il canguro di punti importanti in chiave iridata.
Ma dei potenziali dissidi Honda si vedrà. Quel che invece si vede bene fin da ora è che Lorenzo e la Yamaha, se non finiscono a terra per colpe proprie o altrui, sono in grado di rendere durissima la vita a Stoner e alla Honda. Sul tema parla chiaro il sorpasso di Jorge alla Casanova Savelli, ovvero la curva più bella del mondo assieme al cavatappi di Laguna Seca.
In attesa che Marco Simoncelli trovi la giusta via di mezzo tra la gara da chierichetto di ieri, quinto, e le partenze sataniche dei Gp precedenti, occhi e occhio del suo casco puntati sul Vale nazionale scattato dodicesimo e anche malino per poi rimontare fino al sesto posto. «In gara la Ducati andava meglio» dirà; «ho avuto un pò di problemi con la frizione in partenza e anche durante la gara mi rimaneva in folle e così perdevo tempo nei sorpassi» aggiungerà; «però anche senza questi problemi, il distacco rispetto a quelli davanti rimane troppo grande», ammetterà per poi sfogarsi: «È dura, qui al Mugello speravamo di fare un pò meglio ma l’asfalto nuovo aiutava tanto e gli altri hanno girato più forte con la 800 che non con la 1000. Io avevo problemi in ingresso di curva anche se la moto era migliorata dopo aver adottato, nella mattinata, un setting diverso... di certo c’è che abbiamo capito che la Gp11.1 non potrà essere la moto dell’anno prossimo».
Situazione difficile perché i 26 secondi presi dal vincitore bruciano e perché, visto il cambio di moto in corsa dalla Gp11 alla Gp11.
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