Cè panchina doro e panchina doro. Mourinho gli invidia la sua e lui, per ora, non invidia quella di Mourinho. I mugugni di Mou, e la perdita di stile nerazzurra nascosta dietro parole anonime sul web, non hanno rovinato la festa al panchinato doro. Piuttosto rischia di rovinargliela lInter. Max Allegri si gratta la crapa, appuntamento per domenica a San Siro. Cè lInter, ma pure il Cagliari. Cè Mourinho ricco e strafottente. E lui con un pizzico di genialità e il cappotto stretto. Dunque? «Missione quasi impossibile. Sono più forti dellanno scorso. Si rischia di perdere e basta».
Ma il destino si è divertito: arriva a San Siro luomo che si è messo dietro Mou nella corsa al premio...
«È stato un gioco del destino, anche divertente. Bella scelta. Ma ora limpresa è proibitiva».
Lanno scorso avete preso allInter 4 punti su 6. Questanno avete perso 2-1...
«E poteva andare meglio. Se non avessimo avuto cinque minuti di pazzia nel 2° tempo».
Siete una squadra che fa sognare i ribaltoni.
«Ultimamente è successo con Napoli e Roma. Belle emozioni. Però lInter...».
Fra laltro vi mancano Cossu e Marchetti, due uomini importanti. Capitò anche al Bari: incontra lInter e manca Ranocchia. Segni del destino?
«No, è la conferma che Mourinho è fortunato. Bravo, non si discute. Ma la componente fortuna è fondamentale. Poi, anche al completo, avremmo perso lo stesso. Così è più facile».
È vero che il Barcellona vuole Cossu? Cè una ragione per attirarli?
«Non lo so. Bisogna chiedere a Cellino. Cossu è piccolo ma un buon tecnico, grande forza, velocità nelle gambe. Dovrebbe fare qualche gol in più».
Con Messi, due piccoletti da sballo?
«Messi è piccolo, però il più grande. Uno sopra laltro ne fanno uno, in altezza».
Moratti, Mourinho, Milito. NellInter domina il fattore M. Chi conta di più?
«Milito è straordinario. Dato per scontato che la società è determinante. Milito è straordinario nellinterpretare il calcio: propositivo, segna gol, sa sacrificarsi, lavora molto per la squadra. Questanno lInter soffre meno perché le punte lavorano bene nella fase difensiva».
I tre giocatori nerazzurri più determinanti?
«Primo Milito, secondo Sneijder, terzo Lucio».
Invidia qualcosa a Mou?
«Non invidio per natura. Invidio il fatto che ha vinto. Può piacere oppure no, spesso è noioso, ma i risultati sono dalla sua parte. E gestisce bene i rapporti mediatici».
Noioso in che senso?
«Sa, quando si dice: lo scherzo è bello se dura poco. Lui è come quei tipi che la fanno troppo lunga».
Qualcosa che apprezza, più che invidiare?
«Spesso è estroso. È attento a tutto, si vede che lavora 24 ore su 24. Non so nel resto: è più difficile capirne la gestione tattica e il modo di vedere le partite, non conoscendolo. Infine nella gestione mediatica è il numero uno: passa le giornate a pensare a questo».
Lei è nato sotto Galeone, un altro che parlava chiaro, vede qualche somiglianza?
«Poco. Forse solo nel modo chiaro di dire le cose. Galeone, fuori dal campo, non discorre solo di calcio: parla di tutto».
È daccordo con Ranieri e Buffon quando parlano di gap economico con lInter che rende incolmabile il gap tecnico e noioso il campionato?
«Se hai tanti soldi e li spendi bene, compri giocatori più forti. È difficile ricominciare un ciclo: parlo per Juve e Milan. Credo che lInter dominerà il campionato ancora qualche anno».
Pensa sia più difficile allenare Inter, Milan o Juve?
«Non cè differenza. Gestione completamente diversa dalle piccole squadre. Stare sempre al top è davvero difficile».
Suvvia, dovesse scegliere? Avrà una speranza?
«La prima speranza è quella di non essere cacciato dal Cagliari. Per pensare in grande ci sarà tempo».
Ma come? Una panchina doro non ha sogni?
«Guardi che ho rivoluzionato le abitudini del nostro calcio. Lanno scorso Cellino, dopo cinque partite, poteva cacciarmi. Invece è stato forte nel tenermi. E la mia storia ha cambiato faccia, quel pareggio 0-0 col Milan ha girato la luna. Ed ora ho vinto la panchina doro. Il merito va a tutti: presidente, società, staff, giocatori».
A Cagliari diversi tecnici si sono fatti un buon nome...
«Perché ci sono ordine, disciplina, regole. Cellino gestisce tutto in prima persona. Capisce di calcio ed è geniale».
Crede che la panchina doro porti bene o male? Simoni ci rimise la panca...
«Non sono superstizioso».
E se le dicessero: la panca azzurra?
«Chi non la sogna? Ma è destinata ad allenatori di grande esperienza e ottima carriera».
Che le pare degli allenatori italiani in Inghilterra?
«Sono i più bravi. Capello ha riportato la nazionale inglese a valori alti. Su Ancelotti non cerano dubbi ed anche Mancini se la cava. Dimostra che la nostra scuola è la migliore.
Bene, ora lo dimostri a Mourinho. A proposito, in porta ci sarà Agazzi, esordiente al posto di Marchetti. Uno che canta Vasco e i Nomadi, cè da fidarsi?
«Cè da fidarsi. Anche se canta vita spericolata».