Mou vince la prima scommessa e riporta l’Inter tra le grandi

Vinta la prima. Ora non resta che attendere. Stavolta ha vinto Mourinho, più che l’Inter. Stagione da tre scommesse: riportare la squadra fra le grandi d’Europa, quindi almeno in semifinale. E la prima scommessa è vinta. Restano le altre: conquistare la Champions e fare la grande abbinata (scudetto-coppa). Qualcuno dirà: c’è anche la coppa Italia. Vabbè, perché non la coppa del nonno? E, comunque, dicendo coppa non si specifica.
Un gol al Cska è operazione da routine. Ben confezionata, intendiamoci. Prima occasione ed è subito in rete. All’Inter non succedeva da una vita di esser così puntuale. Che le capiti in Europa è segnale delle stelle da non sottovalutare.
Cosa dice il copione? L’Inter torna, dopo sette anni, nella semifinale di Champions. Di nuovo fra le grandi. Chapeau! Il cammino comincia ad essere spedito: tutte vinte le ultime cinque partite. Di recente l’ha detta giusta Mou: la squadra ha imparato a non aver paura delle sconfitte, dunque ha imparato a vincere. Ieri non c’è stato neppur bisogno di aggrapparsi a filosofia spicciola. Pronti via, Sneijder, piccolo-grande malato della vigilia, calcia una punizione a modo suo ed infila il varco lasciato libero dall’agitar di gambe di Honda. Un gol che forse non sarà bello come quello del Ronaldo ’98 (quello del 2-1 allo Spartak), ma può aver la stessa valenza. Fine della partita. Il resto è stato quisquiglia. Troppo facile. Inter come un leone che allunga la zampa per togliersi moschine dagli occhi. I russi annaspanti e impotenti. Talvolta inquietanti, perfino ridicoli al tiro.
Sneijder è stato l’uomo partita, la stella cometa a cui affidarsi. Ora e nel futuro. Partita noiosetta, lo spettacolo è un’altra cosa. Non c’è stato mai match vero.

E tanto ti lascia il dubbio: quanto vale davvero questa Inter in Europa? La risposta alla prossima puntata. Ma di una cosa possiamo tutti esser convinti, Mourinho compreso. In Europa non c’è complotto. Vince chi ha le stelle migliori. In ogni senso.