Rispunta? Risboccia? Rinsavisce? Rinasce? Leggete Balotelli e fate voi. Nel giorno in cui il calcio giocato celebra Milito e Ibrahimovic, ovvero i due “interisti” che fanno la differenza con tanto di strizzata d’occhio in vista di un incontro ravvicinato, Supermario dice: fatemi largo, ora tocca a me. Certo, con il tono disciplinato e attento di un comunicato, così studiato e pesato che neppure Gianni Letta avrebbe saputo far di meglio. Balotelli chiede scusa a tutti, senza soffermarsi su nomi e cognomi. Non parla di errori specifici da mea culpa. «Mi scuso per la situazione che si è creata negli ultimi tempi. Sono il primo a soffrirne e vorrei giocare. Ora aspetto in silenzio e vorrei non pensare più al passato per concentrarmi sul futuro e farmi trovare pronto».
Genuflessione, non inchino. Concessione sotto traccia alla società circa certi errori: indossare la maglia del Milan, non aver visto la partita con il Chelsea e altre birichinate. Diversi i problemi con i compagni e soprattutto con l’allenatore e uno dei suoi assistenti. Balotelli ha esagerato con le sbruffonate. Ma con Mou c’è stato scontro giorno per giorno, sfociato quasi nel fisico: uno ti strappa una collanina, tu lo minacci. Troppe scintille, alla lunga creano una fiamma. Non è solo la storia degli ultimi venti giorni.
L’Inter ha rispettato la previsione di Moratti, il presidente-padrone un po’ scocciato, che aveva regalato una data di scadenza: penso che Mario verrà convocato o per il Cska o per la partita di sabato contro il Bologna. Detto e fatto. Non poteva essere sbugiardato. Nessuno, nemmeno Mourinho, poteva permettersi un simile affronto. E la società era stufa di veder in primo piano solo il caso Balotelli. Era da sprovveduti stavolta non credere a Moratti che ha messo al lavoro Marco Branca, al ritorno da un viaggio di lavoro in Brasile. Nelle parole del patron c’era la traccia. In quelle di Mourinho, martedì sera dopo il successo contro il Cska, il segnale che qualcosa stava cambiando, soprattutto dal suo punto di vista. «Il problema non è fra me e Mario, ma fra lui e la società». Scaricabarile per uscirne ancora indenne e non sconfitto. Il caso “Balo” era diventato storia troppo lunga e fuor di controllo. Mou l’ha gestita male, non certo all’altezza dello stipendio che gli passa Moratti. Il suo SuperIo ha vacillato sotto i colpi della critica. Quindi meglio fare l’arbitro, non più il protagonista. E ieri, prima dell’allenamento, il colloquio di mezzora con Balotelli è servito a restituire un po’ di sereno. Almeno per ora. SuperMario aveva parlato martedì per quattro ore con Branca, poi è andato a San Siro, ha fatto visita ai compagni prima e dopo la partita, ha lanciato un segnale.
Mourinho ha atteso per vedere e capire. Si è consultato con il dirigente e concesso la disponibilità a chiudere la questione. Tutto si è lentamente incastrato nei sentieri della logica e della civiltà reciproca. Infine Branca, che ha avuto in Lele Oriali la solita, infaticabile spalla, ha completato l’opera a cena, fino alle due e mezzo di notte con il procuratore Raiola e il portavoce di Balotelli. Tutti hanno accettato di prendersi le responsabilità e di lavorare per il bene del giocatore e della squadra. Domani, contro il Bologna, Mou non avrà Eto’o, Samuel, Zanetti, Maicon e Lucio. Potrebbe mancare anche Sneijder per un problema fisico. Vedere Balotelli in tribuna era un insulto alle speranze dell’Inter. Magari finirà in panchina. E Oriali ha messo il timbro: «Ora Mario è a disposizione. Nel colloquio con Mourinho c’è stata reciproca soddisfazione. Il ragazzo ha ammesso gli errori. Ora sarà l’allenatore a decidere se convocarlo e farlo giocare». Allenatore che, dopo l’eccezione-costrizione di Champions, tornerà a far silenzio. Quindi non spiegherà. Probabilmente avrebbe fatto fatica. Ieri ha solo concesso una previsione: «Siamo campioni della Champions al 12,5 per cento». Che diventerà un 25% se passerà con il Cska.
Moratti è stato molto criptico, ha riassunto tutto in una frase: «Ne fanno più gli altri». E non si riferiva ai suoi. Le battute infelici di Supermario con Trapattoni, davanti a Chiambretti, sono state catalogate alla dizione: «Esternazioni estemporanee». Il patron è stato informato da Branca e tecnico, eppoi ha chiuso il telefono come fosse un libro appena letto: non accetterebbe spiegazioni da nessuno se l’Inter rischiasse di perdere campionato e Champions, ora che si sente ad un passo da un bel fine stagione. Balotelli avrà tanti difetti fuori del campo, ma quando gioca sa essere decisivo: 31 partite (poche intere), 9 reti (7 in campionato, una in coppa Italia ed una in Champions). Sette di queste determinanti. Niente male!
Meglio di lui può solo Milito che, guarda caso, ha un problema forse più irrisolvibile del suo. Nonostante i gol pesanti con i quali sta trascinando l’Inter, Maradona è indeciso: non sa se portarselo al mondiale. Troppi concorrenti.
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