Si parla di movida, a Milano. E ci sarebbe da scusarsi con gli spagnoli per lirrispettoso accostamento. Ma a leggere le consuete cronache estive sul tema, cè un equivoco. Grande e grosso. La Milano descritta dalle varie «rubriche del cittadino» divide i suoi abitanti tra giovani allegri e vecchi bacucchi, tra chi si vuole divertire e chi vuole dormire, tra simpatici giovialoni e spaccaballe intolleranti. Ma non è così. Non è questo il punto che rende la movida milanese tra le più becere dEuropa.
La questione è unaltra e si chiama illegalità. O, meglio, inciviltà e mancanza totale di controlli in grado di educarla e, se il caso, di punirla, e severamente. Chi scrive abita in corso di Porta Ticinese. Ma il problema suo e della maggior parte dei residenti della zona non è il chiasso fino alle ore piccole. Non sono i ragazzi a zonzo, nemmeno i loro decibel. Il problema è quando il portone di casa diventa orinatoio pubblico. Quando i vetri delle bottiglie rotte, che unordinanza del Comune vieta di vendere, diventano il tappeto dei marciapiedi. O quando, tutte le sere, le macchine entrano nella zona pedonale percorrendo via Vetere e via Scaldasole in contromano, e si fermano sui marciapiedi. Cè forse qualcuno che si immagina di orinare a mezzanotte su un cancello del quartiere Latino di Parigi? O di inforcare il senso vietato di una traversa del Bleecker a New York? E, nel caso, pensa di farla franca? Allora basta con le polemiche su vecchi contro giovani.
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