Giro di vite sulla movida milanese. Il Comune ha deciso di mandare a «nanna» presto ragazzi, universitari, studenti che a notte fonda hanno ancora le energie per urlare, scherzare e bere a più non posso. Si comincia dal «Boh!», il locale di via Stendhal che chiuderà a mezzanotte, prima che bancone e spine di birra si trasformino in zucche. «Abbiamo ricevuto lamentele continue dai residenti - dichiara il vicesindaco Riccardo De Corato -. Il locale fa parte di quella minoranza di discoteche, una decina su cento in totale, che attirano frequentazioni equivoche. Dai controlli effettuati dalla polizia locale, infatti, sono state accertate diverse criticità. Dalle violazioni delle norme igieniche all’interno del locale, all’assembramento di persone che fanno uso di sostanze stupefacenti nei giardinetti vicini, dalle occupazioni degli spazi circostanti il locale oltre l’orario consentito (23), ai numerosi rilievi per sosta irregolare nei pressi del locale». Nessun accanimento contro la Milano by night, specificano da Palazzo Marino «il provvedimento è stato preso per evitare che si verifichino risse come quella davanti al De Sade di via Valtellina, dove una persona è stata uccisa con un colpo di pistola».
Nella black list del Comune sono finiti in totale una decina di locali «a rischio» secondo il vicesindaco: la discoteca De Sade, appunto, e l’Alcatraz di via Valtellina, il Matisse di piazza Carlo Erba, il Polaris di via Massarani, il Bana Afrique di viale Rimembranze di Greco, lo Stardust di piazza Bernini, il Lime Light di via Castelbarco, il Pub di via Casale. Se il prefetto, in casi accertati di spaccio, liti, schiamazzi, in sostanza quando sia in pericolo la tutela della pubblica sicurezza, ne farà richiesta, il sindaco predisporrà con un’ordinanza - in virtù dei poteri di modifica degli orario dei pubblici esercizi - la chiusura anticipata anche per questi locali.
In forse il destino, invece, dei due locali di via Sammartini, il Next Groove e l’After Line, e il City Bar di via Ponte Seveso: il Comune ha deciso di far ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che ha annullato il provvedimento del Comune, ovvero la chiusura anticipata alle 22. La motivazione? Il Comune non ha competenze in materia di pubblica sicurezza, mentre ne ha competenze sugli orari dei pubblici esercizi. «D’accordo con la prefettura - commenta De Corato - disporremo la chiusura anticipata di questi locali, richiamando nelle ordinanze la lettera che la stessa prefettura invierà al Comune con la richiesta di limitazione dell’orario.
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