Alberto Cantù
Una domenica mattina dinverno molto milanese, con la pioggia appesa a un filo che presto si spezza, ha pianto Romano Gandolfi, scomparso la notte fra il 17 e il 18 nella sua Medisano. «Morto di morte», come diceva Eduardo (cinque by pass, diabete...) e ricordato allAuditorum dei Navigli - lì aveva creato e cresciuto il coro sinfonico dellOrchestra Verdi - «per averci dedicato i suoi ultimi otto anni, il suo cuore e le sue energie». Dopo un minuto di silenzio, il via al quarto di sette appuntamenti con i Concerti per pianoforte di Mozart (questanno, la prima metà) eseguiti alla maniera antica: col solista che dirige dalla tastiera secondo una tradizione che a Salisburgo fu prassi squisita con Geza Anda e lOrchestra del Mozarteum. Nella sala di Largo Mahler - molto pubblico: quello affezionato di sempre - ecco un cameristico gruppo darchi della Verdi e, solista-direttore, Fou Tsong recuperato da antichi fasti ossia dai dischi per la Philips, da Hesse che lo indicò quale «unico autentico interprete di Chopin» gareggiando in primati con la rivista Time («il più grande pianista cinese vivente»).
Con Mozart ultimi fuochi di Fou Tsong
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