Cronaca locale

«Una mozione per applicare l’Imu al minimo»

«Una mozione per applicare l’Imu al minimo»

«Non alzare le tasse locali» e «non riportare Milano indietro di 50 anni». La prima è «una sfida che si può cogliere seguendo il governo Monti sulla via delle liberalizzazioni». Il secondo, per il capogruppo del Pdl in Comune Carlo Masseroli, è «il rischio che corriamo con il nuovo Pgt di Pisapia, trasformerà Milano in una Cusano Milanino, una città provinciale».
Andiamo con ordine. Il bilancio è in rosso, l’assessore Tabacci ha già avvertito che ricaverà ossigeno dall’aumento dell’Irpef e dall’Imu, anche se potrebbero essere tutelate almeno le prime case.
«Non ci basta una promessa generica. Domani in consiglio il Pdl presenterà una mozione urgente per chiedere che Milano applichi l’aliquota minima prevista per l’Imposta municipale unica sulla prima casa, lo 0,2%. Inviteremo tutti i partiti a votare questo impegno. E si recuperi con una stangata sulle seconde case».
Bene, ma che alternative ci sono per far quadrare i conti?
«Favorire la liberalizzazione del sistema, privatizzare rompendo i monopoli pubblici. Faccio due esempi: separare la proprietà di reti e servizi in A2A, ma si può ragionare anche su Atm. La concorrenza sarà un vantaggio economico per i cittadini».
Domani Pisapia approva il nuovo Pgt. Rispetto a quello votato dalla vostra giunta dimezzerà la colata di cemento.
«Questo piano ci riporterà indietro di 50 anni, a un sistema di governo dirigista che si concentra sui paletti invece che a favorire lo sviluppo. Si tornerà al sistema delle varianti».
Sul parco Sud non si potrà più costruire?
«Anche noi avevamo dichiarato l’area non edificabile. Ma togliendo ai privati la possibilità di scambiare volumetrie con il diritto di costruire su aree diverse il parco resterà nel degrado.
Dovrebbe salvarsi la «circle line», il progetto della cerchia ferroviaria.
«Bene. Ma i finanziamenti provenivano dallo sviluppo della città, e se si riduce della metà la capacità edificatoria non ci saranno investimenti sufficienti per le infrastrutture».
Il vecchio Pgt prevedeva di trasformare 5 scali abbandonati in quartieri residenziali. Sarà ancora possibile?
«I progetti vengono confermati, ma “demandati” all’accordo di programma che verrà firmato con Fs e Regione. È l’esempio più eclatante di come questo piano sarà iniquo e poco trasparente. Significa concedere un trattamento diverso, fuori dalle regole generali, a una Spa. E non sarà l’unico caso».
Milano dovrà dire addio alla sua Defense, i 50 grattacieli in via Stephenson?
«Se sono confermate le indiscrezioni sì. Pisapia vada a chiedere ai londinesi e ai parigini se Canary Wharf e la Defense sono colate di cemento. Avevamo previsto un distretto in grado di attirare investimenti da tutto il mondo: banche, aziende, consolati. E quindi infrastrutture per tutto il nord-ovest».
Perché ha già lanciato l’allarme ricorsi?
«Se il nuovo documento stravolgerà il nostro Pgt non si potrà parlare di revoca parziale ma totale. Andrà ripubblicato, avviata da capo la raccolta delle osservazioni. Si perderanno altri 2 anni.

Ma se non si rispettano le regole tutti faranno ricorso e si bloccherà comunque lo sviluppo».

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