Le mozzarelle della camorra, i veleni dei boss

Tutti i veleni degli allevamenti dei boss. E i controlli-qualità li facevano veterinari al soldo dei criminali. I clan ora importano bufale dall'Ungheria e le contaminano per poi chiedere allo Stato il risarcimento

Le mozzarelle della camorra, i veleni dei boss

Gina Marco Chiocci
Luca Rocca


Campagne avvelenate dai rifiuti tossici seppelliti in aree agricole utilizzate per il pascolo, migliaia di bestie che ogni giorno muoiono o vengono abbattute perché colpite da brucellosi o perché il loro sangue è intriso di diossina, ovini che nascono deformi, veleni tossici abbandonati nei poli industriali dirimpetto a zone battute da mandrie di bufale. Sullo sfondo del business intossicato delle mozzarelle «dop»-ate c’è la mano della camorra che si allunga su tutto, anche sui responsabili delle Asl e di conseguenza sui veterinari, recentemente scoperti dai carabinieri a falsificare, in accordo con gli allevatori, le provette del sangue degli animali moribondi. Le inchieste condotte dai militari del Nas e dal Noe nella Campania di Antonio Bassolino ci regalano un quadro assai poco rassicurante sull’«oro bianco». Non è storia di oggi, se è vero - come racconta il Nas nelle sue ultime informative - che «già nel 2001 è emerso il problema della diossina nel latte allorché vennero effettuati nella provincia di Napoli una serie di controlli, presso locali allevamenti ovi-caprini, con l’accertamento, in 13 casi su 15, del superamento dei limiti massimi consentiti di diossina nel latte prodotto». Ora come allora, anzi peggio. A Nola è spuntato un traffico di macellazione clandestina che faceva arrivare sul mercato carni derivanti da animali affetti da tubercolosi, brucellosi o leucosi, con rischi serissimi per il latte. A seguire il Nas ha sgominato la vasta cupola del bestiame del clan Fabbrocino, adusa a foraggiare veterinari amici e riempire le bestie con anabolizzanti per prolungare loro la vita nonostante la tubercolosi e la Bse. Così, in un’altra operazione, vengono abbattuti animali a migliaia (2.800, in un volta sola, nella più grande azienda zootecnica d’Europa) ma molti continuano a crepare ancor oggi come racconta il film Biutiful Cauntri girato nell’inferno di Acerra e visionato dai carabinieri.

Da mesi si moltiplicano le aree sequestrate (anche un allevamento del factotum del boss Michele Zagaria a Castelvolturno) e mai bonificate nelle quali arrancano agnelli stremati dalla diossina, liquami tossici in paludi dove si abbeverano pecore prossime a diventare carcasse. E ancora. È una contaminazione devastante quella emersa nell’indagine Chernobyl, dove il cromo esavalente (veleno altamente cangerogeno reso famoso dal film Erin Brokovic con Julia Roberts) emerge nelle terre dell’agro nocerino-sarnese e nelle falde acquifere della regione fino alla Ceppaloni del sindaco Mastella sul cui entourage si concentra l’attenzione della stessa procura che gli ha arrestato la moglie. C’è inoltre l’operazione Meat Guarantor nella quale i carabinieri hanno rintracciato un’infinità di bestie moribonde macellate impunemente. O dell’inchiesta Eco-boss, dove si è accertato «l’inquinamento di terreni e dell’intera catena alimentare» nel feudo de boss Marano. Che dire poi del Salernitano, dove a novembre venivano apposti falsi marchi su prodotti caseari, o della frode contestata nel Casertano all’atto del maxisequestro degli involucri per le mozzarelle di bufala. E se a oggi, per la sola brucellosi (malattia che può colpire l’uomo se il latte non è pastorizzato) sono ancora in lista d’abbattimento oltre 50mila bufale, il mercato è letteralmente impazzito. Per questo gli «addetti ai lavori» si rivolgono ai vicini comunitari. Per fare business sull’emergenza la criminalità organizzata valica infatti i confini della Romania e della Bulgaria, dove le bufale sono reperibili ad appena 150 euro l’una. Ufficialmente la Camorra spa le importa per macellarle, in realtà è emerso che i capi acquistati vengono contagiati col sangue intriso di brucellosi per poi ottenere un cospicuo rimborso dallo Stato e dunque un ristoro per lo sterminio di interi, immensi, allevamenti. Ma la camorra, oltre a rilevare con due soldi le aziende ridotte sul lastrico dalla diossina e dalla brucellosi (operazione Agricamorra) sembra guardare ai 66 milioni di euro che il neocommissario straordinario alla brucellosi, l’assessore regionale Andrea Cozzolino, deve spendere entro il 2010 per estirpare l’epidemia e uccidere le bufale. Brucellosi e diossina, diossina e brucellosi. Una settimana fa 109 persone sono state indagate dalla procura di Napoli che ha sequestrato caseifici e allevamenti dopo aver riscontrato valori altissimi di diossina negli animali.

Ulteriori controlli, e proclami ufficiali del Nas, hanno oggi ridimensionato un po’ l’entità del problema. Ma il problema resta e resiste dal 2001. Ecco perché fa pensare l’esternazione dell’assessore della giunta Bassolino sulla Campania che «è la regione più sicura d’Italia da un punto di vista alimentare».

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