Mps-Antonveneta: si accendono i fari delll’Antitrust

Mps-Antonveneta: si accendono  i fari delll’Antitrust

da Milano

Oltre allo strapotere nell’attività creditizia in Toscana e in qualche provincia nel Nord Italia sono le ricadute nel risparmio gestito e nel settore assicurativo a impensierire l’Antitrust davanti alla nascita della grande Mps, frutto dell’acquisizione di Antonveneta.
I dettagli emergono nelle 23 pagine del provvedimento con cui ieri l’Authority ha avviato l’istruttoria sulla mossa che ha permesso al presidente Giuseppe Mussari di fare del Monte Paschi il terzo polo creditizio nazionale dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit-Capitalia. L’Antitrust ha ravvisato il rischio che Rocca Salimbeni ottenga o rafforzi «una posizione dominante» in alcune zone del Paese, a tutto danno della concorrenza: nel mirino la Toscana con le province di Siena, Grosseto e Arezzo (dove il peso di Mps supererebbe il 40%) oltre Firenze, Mantova, Vercelli, Lucca, Biella e Perugia. Cui si affiancano i timori, perlopiù dal punto di vista della distribuzione, per le controllate nel risparmio gestito e, nell’assicurazione vita (dove pesa il legame con Unipol-Finsoe).
L’esame si concluderà entro il 15 maggio, incluso il mese a disposizione dell’Isvap. Come già era accaduto per le due superbanche, Catricalà mantiene però l’allerta anche sotto il profilo della governance. Questa volta a impensierire l’Antitrust (punto 10 del provvedimento) paiono essere i possibili incroci tra l’esito del maxi-aumento di capitale con cui Mussari cerca 5 dei 9 miliardi necessari a comprare Antonveneta e l’assetto del cda. A dire il vero il mandato del board scade con l’ok al bilancio 2008 e, sebbene la decisione ufficiale sulla ricapitalizzazione sarà presa martedì, il presidente della Fondazione Mps (primo azionista del Monte con il 49%), Gabriello Mancini ha confermato che «non ci sono tentennamenti». Abbastanza per lasciar supporre che l’assemblea di Mps di inizio marzo ripartirà l’onere equamente tra i grandi soci. Malgrado questo l’Antitrust sembra porre una sorta di misura preventiva per evitare che eventuali ritocchi tra i soci si riverberino in avvicendamenti nella stanza dei bottoni. Forse un segnale per il finanziere franco-polacco Romain Zaleski che controlla il 2,4% di Mps e ha combattuto numerose battaglie al fianco del presidente di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, fino a prendere posto in Generali (2,3%).
Quanto alle sovrapposizioni territoriali, secondo alcune indiscrezioni gli sportelli in eccesso sotto il profilo Antitrust sarebbero una ventina. Come anticipato dal Giornale, Mussari avrebbe però pianificato di cederne un centinaio, attingendo dalla possibile integrazione delle controllate Banca Toscana e Agricola Mantovana.

In questo modo Mps farebbe cassa e porrebbe le basi per una presenza più equilibrata sul territorio. Il quadro sarà chiarito dal piano industriale ma gli ambienti politici toscani, legati alla banca tramite la Fondazione Mps, sono freddi all’idea di perdere penetrazione nelle Regione.

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