Dunque. Ricapitolando questa vicenda da teatro dell'assurdo, se non fossimo in campagna elettorale, quel carnevale in cui le regole della logica vanno gambe all'aria e i politici ci trattano da gente con l'anello al naso. Ieri Repubblica (Repubblica, non il Giornale), scriveva che le tasse a Milano con Pisapia sono aumentate del 300 per cento. A far bene i conti anche di più. Roba denunciata più volte, ma a leggerla anche altrove rassicura.
Punto due. La svolta leghista del candidato del Pd Beppe Sala che racconta sempre a Repubblica che il suo staff «sta limando la richiesta al governo di concedere più autonomia fiscale a Milano». Autonomia fiscale? Ma è quella che chiede Maroni in Regione con un referendum contro il quale la sinistra alza le barricate e che il governo di Renzi ha impedito di votare insieme alle amministrative di giugno. Sia mai che i lombardi votino.
Punto tre. Ieri Sala dice che «a breve» farà la sua proposta sulle tasse. È il seguito che fa sbalordire. Perché a lavorare sul documento sapete chi c'è? «L'assessore Balzani», quello della giunta Pisapia che (fonte Repubblica) ha aumentato le tasse del 300 per cento. E forse più.
«In modo del tutto sproporzionato» se, come nota l'ex sindaco Albertini sotto il quale Ici, Imu e Tasi prime case erano a zero, così come l'addizionale comunale Irpef, «la pressione fiscale dal 2010 al 2015 è cresciuta di 718 milioni, mentre i trasferimenti son diminuiti solo di 288». Differenza 430 milioni. Presi dalle tasche. E almeno questi sono numeri.
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