Mugabe arresta il candidato rivale

Robert Mugabe pontifica al summit della Fao a Roma denunciando complotti delle organizzazioni umanitarie contro il suo regime. Poche ore dopo il leader dell’opposizione nello Zimbabwe finisce in manette. Morgan Tsvangirai «è stato fermato ieri a mezzogiorno» denuncia il suo partito, il Movimento democratico per il cambiamento. Lo sfidante al secondo turno delle elezioni presidenziali nello Zimbabwe, che si terranno il 27 giugno, è incappato in un posto di blocco. Viaggiava nella zona occidentale del Paese, quando la polizia l’ha fermato. Gli agenti hanno trasferito Tsvangirai in un vicino commissariato dove l’hanno interrogato a lungo: in serata lo hanno rilasciato senza accuse a suo carico. L’ex sindacalista è tornato da pochi giorni in patria per partecipare alla campagna elettorale, con il timore di venire assassinato prima del voto. Il Dipartimento di Stato americano aveva chiesto l’immediato rilascio del leader dell’opposizione.
Un altro sistema per piegare l’elettorato è quello di controllare la distribuzione degli aiuti alimentari alla popolazione stremata da una crisi economica senza precedenti. Il «compagno Bob» ha dichiarato dal palco della Fao che le Ong «usano il cibo come arma per fomentare la campagna contro il governo». In realtà è Mugabe che distribuisce cibo in cambio di voti. Tre milioni dei suoi concittadini soffrono la fame. Mentre lanciava strali alle Ong da Roma, esercito e polizia intervenivano in Zimbabwe contro le organizzazioni non governative. Care, una delle più grandi Ong internazionali, ha ricevuto l’ordine di sospendere ogni attività. Mezzo milione di persone resteranno senza aiuti.

Care, solo nell’ultimo mese ha dato speranza a 110mila bambini, compresi numerosi orfani. Altre Ong nel mirino sono Plan International, Save the Children e Mercy Corps, ma nello Zimbabwe operano anche organizzazioni umanitarie italiane.

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