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Mugabe beffato da una strega

«Grazie ai miei poteri riesco a trovare gasolio» Ma il carburante usciva dalla cisterna sotterranea

Sembrava il classico colpo di bacchetta magica, capace di mettere a tacere le maldicenze occidentali, risollevare lo Zimbabwe dalla cronica crisi energetica e ridare lustro al padre padrone Robert Mugabe. La schiera di consiglieri mandata a indagare sul miracolo giurava di aver visto la bacchetta della maga colpire la roccia e una cascata di gasolio purissimo inondare il prato. L’anziano dittatore aveva sgranato gli occhi e aveva messo a disposizione della signora Nomatter Tagarira una delle ville sequestrate ai coltivatori bianchi e un assegno di cinque milioni di dollari zimbabwiani. A cambiarli oggi, pochi mesi dopo, non si otterrebbero più di cinquantamila euro. Trovando qualcuno disposto a incassarli a giugno ci si sarebbe messi in tasca una fortuna da due milioni di euro.
Ma la signora Nomatter Tagarira, strega di professione, truffatrice per vocazione, non pensava proprio di fuggire. La sua fortuna era lì nel Paese più disgraziato d’Africa, nel cuore della vecchia e ricca Rhodesia ribattezzata Zimbabwe e trasformata da Mugabe in una ghetto malsano e miserabile divorato da Aids, inflazione e carestie. La signora Tagarira il miracolo economico l’aveva costruito con le proprie mani.
Tutto era iniziato nel distretto di Chinhoyi, a un centinaio di chilometri dalla capitale Harare. Lì l’intraprendente medium 35enne aveva trovato un vecchio deposito di gasolio dimenticato dai tempi della guerra civile. Già trovare centinaia di litri di questo carburante in un Paese dove far benzina è un investimento non era fortuna da poco. Ma lei non si accontenta. Ordina a un aiutante di collegare rubinetti e tubi al deposito, li fa scendere dalla collina, li interra attorno a una roccia. Poi racconta di aver visto sgorgare l’oro nero dalla pietra e di esser riuscita grazie agli spiriti a ripetere il sortilegio. Quando la gente si presenta per far il pieno riempie a colpi di bacchetta magica taniche e pentole.
La leggenda arriva a corte e qualcuno la riferisce al curioso Mugabe che riunisce i suoi consiglieri. Sono gli stessi che l’hanno convinto a non credere alle montature sull’Aids e a stampare più carta moneta per metter fine alla povertà, ma poco importa. Giorni dopo la signora Tagarira è ben felice di ripetere la sua esibizione di fronte alla delegazione del presidente. Lei agita la bacchetta e recita la formula di rito, il suo aiutante gira il rubinetto, i periti osservano stupefatti lo zampillio di gasolio che innaffia erba e sassi. In pochi giorni la strega ha una nuova casa e una nuova vita.
La roccia si trasforma in una meraviglia nazionale guardato a vista da polizia ed esercito, Mugabe sogna di trasformare il Paese in una nuova potenza energetica. I sogni si esauriscono assieme al vecchio serbatoio. Quando la cisterna non sputa più una goccia di nafta la strega chiede tempo per consultarsi con gli spiriti. Mentre lei temporeggia con l’aldilà qualcuno del governo con ancora un po’ di senno manda una vera commissione. In un attimo quel reticolo di tubi inghiotte i sogni di Mugabe e della sua strega. Ora la maga è in carcere.

Il dittatore e la sua gang restano al timone di un Paese allo sfascio.

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