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Mugabe ordina l’assalto alle ultime fattorie bianche

Nove anni fa, quando tutto iniziò, erano più di 4.500, oggi sono meno di 300, han già perso gran parte delle loro proprietà e presto dovranno rinunciare anche al poco rimasto. Il destino degli ultimi agricoltori bianchi dello Zimbabwe, tra cui 14 italiani, nove dei quali già espropriati, è definitivamente scritto. A metter nero su bianco il progetto di liquidazione finale ci han pensato il dittatore Robert Mugabe e i suoi uomini di fiducia prima di aprire all’opposizione e di concedere a Morgan Tsvangirai la carica di primo ministro. Secondo il quotidiano inglese Daily Telepraph, che ieri ha pubblicato alcuni stralci del progetto segreto, le terre e i possedimenti degli ultimi farmer bianchi serviranno proprio a corrompere i ministri dell’opposizione e annullare le promesse di blocco degli espropri contenute nel programma di Tsvangirai. Il disegno, messo a punto ai primi di febbraio, è già operativo e un centinaio d’agricoltori, stando al sindacato dei farmers (Commercial Farmer’s Union) è già nel mirino dei militanti armati mandati a occupare le terre con l’appoggio di polizia e magistrati.
La manovra, studiata per comprare i favori dell’opposizione e neutralizzare le promesse di democrazia di Tsvangirai, ricalca le mosse del passato quando case e possedimenti espropriati vennero ceduti a generali e ministri per comprare i loro favori e garantire il potere di Mugabe.
La nuova manovra, architettata dai ministri della Giustizia e della Terra d’intesa con magistrati e capi della polizia, punta a togliere qualsiasi possibilità di ricorso e vanificare le sentenze dell’Alta Corte che hanno, talvolta, annullato gli espropri. «I funzionari responsabili della riforma delle terre e le forze di sicurezza dovranno fare quanto in loro potere per garantire la sottrazione delle proprietà dei farmers», riportano i verbali della riunione segreta entrati in possesso del Daily Telegraph. In quegli stessi verbali il procuratore generale del Paese Johannes Tomana, famoso per essersi impossessato negli scorsi anni di una delle più grandi fattorie sequestrate ai bianchi, s’impegna ad annullare «gli inutili ritardi che hanno finito con l’avvantaggiare chi contestava la legalità delle sottrazioni terriere». Nello stesso documento Herbert Mandeya, capo del tribunale di Harare, sottolinea che d’ora in poi saranno «strenuamente garantiti i diritti di chi ha in mano le lettere d’offerta».
Nelle prossime settimane cadranno, insomma, anche le ultime esili barriere legali che impedivano a squatter e militanti di partito di stabilirsi sulle terre degli ultimi agricoltori dopo averli costretti alla fuga con violenze e minacce di morte. D’ora in poi faranno fede solo le farlocche «lettere di offerta» stampate e distribuite dal ministero della Terra e utilizzate dalle bande armate per giustificare l’assalto e l’occupazione delle case dei contadini bianchi. «Le bande hanno già ripreso a minacciare e a circondare le proprietà di oltre cento dei nostri affiliati - conferma Hendrik Olivier, direttore del sindacato dei farmers -. In pratica sono già condannati a perdere tutto quel che hanno e a ritrovarsi in strada.

Gli altri, credetemi, seguiranno lo stesso destino a breve».

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