Ha preso una multa per aver viaggiato sul «47» senza biglietto mentre... era a casa a studiare. E ora deve pagare. È accaduto a una studentessa genovese, che ha deciso di rendere nota questa assurda storia. Ma capita regolarmente a tanti ignari genovesi che il bus neppure lo usano. Basta che qualcuno li conosca e abbia voglia di fargli uno scherzo, o magari di scaricare su di loro una multa che non si vuol pagare. LAmt lo sa benissimo, lo ammette anche, ma chiede di pagare. E anche in fretta, entro tre giorno dalla data di ricezione della raccomandata.
La disavventura della ragazza è incredibile. Suo padre ha ricevuto una raccomandata dallAmt con la multa da pagare. Perché lazienda che non si prende la briga di accertare se il multato è davvero quello che dice di essere, non ha problemi a scoprire il nome del genitore e lindirizzo del malcapitato. Di fatto, capita questo: una ragazza viene sorpresa sul bus senza biglietto, il controllore le chiede il nome e lei dà il primo che le viene in mente, magari quello della compagna di classe che non le ha voluto passare il compito e deve essere punita. Non serve far vedere un documento, il dipendente Amt si deve fidare del minorenne. E parte la ricerca della famiglia.
Sul verbale non cè così alcun riferimento preciso, solo un nome sentito dire. Ma tanto basta perché si debba pagare. La madre della studentessa chiama lAmt che ripete un ritornello ormai andato a memoria viste le tante proteste di questo tipo: bisogna intanto pagare i 31 euro, poi semmai si possono avviare le pratiche per il risarcimento. Dal Difensore civico la questione arriva, ma non è la prima né sarà lultima. Non basta far notare che il nome segnato sul verbale non è neppure esatto. O che la multa, presa a novembre, è difficile da contestare tre mesi dopo, quando uno può anche aver buttato labbonamento. «La regola è questa - rispondono allAmt -.
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