Multe arretrate, il giudice dà torto al Comune

Tursi pretendeva dalla prefettura l’emissione di ordini di pagamento da inviare ai cittadini

Multe arretrate, il giudice  dà torto al Comune
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Piero Pizzillo

Sonora sconfitta di Giuseppe Pericu, quale firmatario, nella sua qualità di sindaco del Comune di Genova, di un ricorso contro il ministero dell’Interno e la prefettura, implacabilmente bocciato dal giudice della prima sezione del tribunale civile, Franca Maganza. Un cronista sportivo, chiamato a commentare un incontro pugilistico, avrebbe detto che il primo cittadino è stato messo ko, è andato al tappeto , è stato contato dall’arbitro, ma si è alzato in tempo, rifugiandosi nell’angolo, sperando di far meglio nel successivo round. Un uppercut violento e doloroso, sferrato dal ministro degli Interni e dal suo rappresentante a Genova, con il beneplacito del giudice Maganza, costato caro all’amministrazione civica che ha dovuto registrare una perdita di circa 19 miliardi di lire, quale mancato incasso di multe per violazione al codice stradale.
La vicenda giudiziaria ha inizio nel maggio 2000 quando il Comune cita in giudizio la prefettura perché come ente tenuto per legge a emettere le ordinanze-ingiunzioni per le violazioni del codice stradale (divieti di sosta, e simili) accertate dalla polizia municipale, non ha adempiuto a questo compito nel periodo che va dal marzo 1986 al maggio del 1988 (in quegli anni, cioè prima che la normativa venisse modificata, il Comune notificava al trasgressore il verbale del vigile che aveva elevato la contravvenzione, mentre la prefettura ingiungeva il pagamento. L’ordinanza-ingiunzione costituiva titolo per l’iscrizione a ruolo, cioè nella cartella delle tasse). Ebbene il Comune, che ha fatto le multe e che contava di vedere entrare nelle sue casse, al termine del triennio, la discreta sommetta di ben 19 miliardi, si è trovato con un pugno di mosche, pesche non ha incassato i soldi. Il motivo è presto detto. Dalla sentenza del giudice, che riporta l’atto di citazione del Comune, si evince che la prefettura non avrebbe completato l’iter per la riscossione dei «balzelli» chiesti ai cittadini indisciplinati. Infatti si legge che, «nonostante i solleciti verbali e scritti fatti dalla civica amministrazione la prefettura aveva provveduto con notevole ritardo a formare i tre ruoli per la riscossione di 325mila ordinanze relative alle sanzioni comminate negli anni ’86, ’87, e ’88. Nella stessa pagina si dice che «la prefettura decideva di operare lo sgravio totale delle partite non riscosse relative ai tre ruoli, rinunciando così spontaneamente a riscuotere in via coattiva crediti per complessivi 19 miliardi circa». Automobilisti e motorizzati vari che erano stati multati a fine anni ’80 dai cantuné, nel 2000 probabilmente non ricordavano più quella «fastidiosa» contestazione, che non ha avuto un seguito visto che nessuno ha più chiesto i soldi. Tursi, però, non poteva dimenticare d’aver visto volatilizzare quei miliardi, su cui contava. Naturalmente nessuna autorità può più contestare le violazioni commesse dall’86 all’88 e chiedere il pagamento delle relative multe, essendo il tutto abbondantemente coperto dalla prescrizione (bastavano 5 anni). Ma gli amministratori civici non si sono mai rassegnati alla perdita della consistente somma. Ci sono stati incontri e riunioni per giungere a un accordo sul risarcimento danni. Non avendo avuto esito le trattative, il 29 maggio il Comune citava a giudizio il dicastero dell’Interno e la prefettura, per responsabilità civile del danno causato dal mancato incasso dei 19 miliardi, in quanto la prefettura aveva prima ritardato a formare i ruoli, e successivamente ha rinunciato alla riscossione coattiva nei confronti dei debitori, «effettuata tramite lo sgravio totale». Abbiamo ragione da vendere, si saranno detti in Comune amministratori, funzionari e legali, perché la prefettura non è stata diligente nell’operare entro i termini imposti dalla legge. Il giudice, invece, accogliendo l’impostazione dell’Avvocatura dello Stato che ha difeso il ministero, non è stato dello stesso parere. Perché, sostiene il magistrato, se è vero che il Comune era destinatario della multe date in seguito alla violazione del codice stradale, spettava alla prefettura, dotata di autonomia funzionale, dare impulso al procedimento coattivo delle sanzioni. Come a voler dire che la prefettura aveva discrezionalità in materia.

Comunque, siamo al primo grado di giudizio. L’avvocato Anna Morielli, legale del Comune, nel pomeriggio di ieri ha preannunciato ricorso alle corte d’appello. La situazione potrebbe ribaltarsi, così come è già avvenuto in altri procedimenti.

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