Però non chiamatelo deejay perché non fa più chic. Con quei pionieri che mettevano i dischi sul piatto dopo un roboante ecco a voi, David Guetta centra poco o nulla. David Guetta è uno che non sa suonare ma è un musicista. Degli spartiti gli interessa poco. E degli arrangiamenti ancora meno. Ma è un compositore. Però niente chitarra, zero batteria, neppure un mandolino o un minuscolo ukulele. Macché: il suo strumento sono i bpm, ossia i battiti per minuto, ununità di misura che non centra nulla con il cuore o la cardiologia ma con il metronomo e le note: più battiti, più ritmo. Meno battiti, meno ritmo. Lui oscilla tra i 110, zona disco music, ai 165 della techno, mediamente si attesta sui 140 della dance e, anche nel suo nuovo cd cè qualche soffio rock, difficilmente arriverà ai 200 bpm dellheavy metal o ai 1000 dello speedcore. «Il pop sta finendo la sua era, ora tutto sarà dance, la dance diventerà pop» ha detto lanno scorso, lui biondino slavato ed educatissimo, 44 anni e una famiglia tipo Mulino Bianco, sotto le volte dellArena di Verona ai Wind Music Awards. In tanti hanno arricciato il naso eppure aveva proprio ragione, basta guardare le classifiche 2011. Guetta uguale ballo. Guetta uguale divertimento. Per creare un impero globale e milionario, David Guetta ha creato musica in un modo che fino a ventanni fa neppure si sarebbe potuto prevedere: mescola, assorbe, clona, mixa, remixa, gonfia e riduce suoni con quella maniacale chirurgia acustica nella quale lui - e carta canta - ormai è diventato il più famoso primario del mondo. Prima ancora di essere pubblicato, il suo quinto disco che non a caso si intitola Nothing but the beat, niente tranne il ritmo, aveva già venduto quattro milioni di singoli in tutto il mondo, per lo più download, senza considerare quelli piratati che purtroppo sono molti di più.
Per fare un riassuntino, nella sua carriera Guetta ha finora venduto oltre cinque milioni di cd e quasi venti milioni di singoli, diventando un crocevia dal quale passano tutti i nomi più famosi, Madonna e U2 compresi, che gli fanno la corte per averlo in squadra come produttore. Guetta fa tendenza, qui in Europa ma specialmente negli States e basta chiedere ai Black Eyed Peas di Fergie visto che il brano inciso con lui, I gotta feeling, è diventato il più scaricato di tutti i tempi negli States (oltre 7 milioni e mezzo di download). O a Kelly Rowland. E a Rihanna, con cui ha inciso la canzone con un titolo alla Skiantos, Whos that chick?, chi è quella pollastrella? Già. E anche in Nothing but the beat cè una bella processione di big, da Timbaland ad Akon, Will.i.am, Snoop Dogg, Jennifer Hudson e Ludacris. Ovvio, cè chi pensa che David Guetta e tutti i Tïesto, David Morales, Bob Sinclar e Laurent Garnier, insomma gli ex deejay ormai artisti, siano sterili manipolatori che centrano più con gli hard disk e i software che con la musica. In fondo succede sempre così perché le variazioni sul tema, e Guetta è una grande variazione, creano sempre confusione. E rigetto, o talvolta pregiudizi. Però contano i fatti. E questo francesino segaligno, che non si stacca mai dalla moglie Cathy ed è il fratello di Natalie, la perpetua della serie tv Don Matteo, e di Bernard, autorevole commentatore di geopolitica, è diventato uno degli uomini doro degli Anni Dieci. Nel 2007 incassava 25mila dollari a serata. Oggi è a una media di 50mila euro allora per concerti che durano circa tre ore. Ma tocca punte da quattrocentomila euro, visto che, come è accaduto nel 2008 allo Stade de France di Parigi, raccoglie anche quarantamila spettatori che alla fine, potenza dei bpm, si ritrovano a saltare più delle cavallette. E ha una serata fissa, il giovedì, al Pacha di Ibiza, intitolata Fuck me Im famous, un must obbligatorio per una generazione.
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