Roma - Decisamente tante e poco efficienti, soprattutto nel Mezzogiorno, con un numero elevato di amministratori, un tasso di crescita dell’occupazione e del costo del lavoro notevole e una bassa produttività. Sono le oltre 4.800 società partecipate da Comuni, Province, Regioni e Comunità montane, messe sotto osservazione dal Centro studi di Unioncamere attraverso l’analisi dei bilanci presentati alle Camere di commercio. Gli anni monitorati sono il 2003-2005, con un aggiornamento per alcuni aspetti a fine 2007. Dal rapporto sul "capitalismo municipale" presentato oggi da Unioncamere, emerge la forte crescita numerica delle società partecipate da Comuni, Province, Regioni e Comunità Montane): erano 4.604 nel 2003 e sono salite a 4.874 nel 2005 (+5,9%). Il 73% circa delle imprese partecipate al 2005 registra una presenza diretta di uno o più enti locali; nel restante 27% la partecipazione degli enti locali è ’mediatà da una o più società partecipate. Tra il 2003 e il 2005 sono aumentate soprattutto le partecipazioni dirette, mentre quelle indirette sono diminuite (-6%). Gli enti locali con quote di partecipazione al capitale erano pari a 7.089 nelle 4.604 società censite nel 2003 e a 7.631 nelle 4.874 società censite al 2005.
Le partecipazioni pubbliche sono un fenomeno soprattutto municipale: 7.258 su 7.631 enti locali censiti come soci nel 2005 sono Comuni. Mediamente, rileva Unioncamere, ogni Comune è presente in più di 7 società. Nel 2005 sono 3.166 le società controllate dagli enti locali con quote superiori al 50% del capitale sociale. Nel triennio le controllate aumentano del 12%, mentre le partecipate di minoranza sono diminuite del 4,1%. Soprattutto sono aumentate le partecipate al 100% (202 società in più in tre anni). Considerando solo le società in cui gli enti locali detengono almeno il 10% del capitale, si vede che la quota più significativa fa riferimento al settore delle infrastrutture e dei servizi alle imprese (1.502 società di gestione delle infrastrutture o che si occupano di attività immobiliari, costruzioni, informatica, ricerca scientifica, esattorie), 460 al comparto energetico, 434 ai trasporti, 393 alla gestione dei rifiuti e 277 al ciclo integrato dell’acqua. Quanto alla collocazione geografica il rapporto evidenzia come al Sud si trovino il 21 % delle partecipate e delle controllate. Il restante 79%, localizzato nel Centro-Nord, si concentra prevalentemente in Lombardia (18,4% delle controllate al 2005), Toscana (9,8%), Emilia-Romagna (9,4%), Piemonte (9,3%) e Veneto (8,8%). Nel Mezzogiorno spicca il dato della Campania (dove si trova il 6,2% delle società controllate del totale nazionale, ma quasi il 30% dell’intero Mezzogiorno) ed il significativo incremento verificatosi in Sicilia. Le imprese a controllo pubblico locale del Centro-Nord operano prevalentemente nel settore energetico e nei trasporti, mentre quelle del Mezzogiorno sono attive soprattutto nella gestione dei rifiuti. In entrambe le aree geografiche, la concentrazione maggiore si verifica comunque nel settore delle infrastrutture e dei servizi alle imprese.
L' 1,1% dell'occupazione e l'1,2% del pil La rete delle società partecipate, fa notare Unioncamere, vanta un ruolo di tutto rispetto nel contesto economico nazionale: l’1,1% dell’occupazione e l’1,2% del Pil. L’analisi del peso economico e degli andamenti delle società partecipate è stata compiuta su 3.769 partecipate e 2.490 controllate. In queste società partecipate operavano a fine 2005 255mila addetti, che rappresentano l’1,1% del totale nazionale. La dimensione media delle imprese, calcolata sulla base dell’occupazione, risulta piuttosto elevata: 68 addetti. Tra partecipate e controllate esiste un sensibile scarto dimensionale. Sono, infatti, mediamente 87 gli addetti delle imprese controllate, con il Mezzogiorno che arriva a 105 ed il Centro-Nord che si attesta a 82. Forte tendenza alla crescita dei lavoratori nelle controllate del Sud: tra il 2003 e il 2005 l’incremento occupazionale ha raggiunto la quota complessiva del + 20,9%, mentre l’aumento a livello nazionale ha superato il 10%. Il valore aggiunto prodotto dalle partecipate degli enti locali si attesta all’1,2% del Pil (1,4% senza contare la Pubblica amministrazione) ed è prevalentemente concentrato nel settore delle local utility (energia, gas, acqua, rifiuti e trasporti locali).
Produttività: forte la disparità tra Centro-Nord e Sud Quanto a produttività del lavoro, l'indice è cresciuto complessivamente dal 10,5% nel triennio considerato. Ma al Sud l’incremento è stato del 4,4%, mentre al Centro-nord ha superato il 12%. La produttività di un addetto delle società partecipate al Sud è pari al 55% di un addetto al Centro-nord. Analoga difformità è riscontrata se si esamina il costo del lavoro. Tra il 2003 ed il 2005 esso è aumentato al Centro-Nord del 3,9% (7 punti in meno del valore aggiunto); al Sud del 10,7% (2,5 punti in più del valore aggiunto). Dopo le imposte, gli utili delle società partecipate da Comuni, Province, Regioni e Comunità montane si sono attestati poco al di sotto di 1,5 miliardi di euro nel 2005, grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti nella produzione e distribuzione di energia elettrica, nei servizi idrici, nella fornitura di gas e nei trasporti.
Il Nord guadagna, il Sud perde Ciò è dovuto unicamente ai risultati dalle società del Centro-Nord (+1,6 miliardi di euro) che hanno compensato le perdite di quelle del Sud (-147 milioni di euro). Il controllo societario, rileva inoltre il Rapporto di Unioncamere, garantisce agli enti locali un rendimento importante sotto forma di dividendi. Nel 2005, i dividendi distribuiti dalle società controllate sono stati complessivamente pari a poco meno di 991 milioni di euro (con un incremento del 70,2% rispetto al 2003). Di questi, la quota distribuita agli enti locali ha raggiunto i 627,4 milioni di euro (+52,4% rispetto al 2003). Se si tiene conto dei contributi erogati dagli enti locali, dallo Stato e dall’Unione europea nello stesso anno emerge che, al netto di queste erogazioni, il complesso dei bilanci delle società controllate si sarebbe chiuso con una perdita pari a circa 975 milioni di euro. Nel triennio, le società partecipate hanno fatto registrare un graduale miglioramento delle performance economiche. Il Roe (Return on equity) è salito dallo 0,7% del 2003 al 3,1% del 2005, grazie ai risultati delle società di servizi a rete (energia, gas, acqua) del Centro-Nord (negli altri settori la redditività del capitale investito dagli azionisti è su valori intorno all’1% oppure è di segno negativo).
Alto indebitamento Se la situazione economica mostra un miglioramento, non può dirsi altrettanto per quanto riguarda la situazione finanziaria. L’indebitamento delle imprese partecipate aumenta sia al Nord che al Sud (dove già aveva dimensioni preoccupanti). Il patrimonio netto a livello nazionale copriva nel 2003 l’81,2% dei debiti. Questa percentuale è scesa al 75,4% nel 2005. Il peggioramento al Centro-Nord è stato di 5 punti (da 85,3% a 80,2), al Sud di 8 (dal 47,9 % al 39,9%). Nelle società controllate del Centro-Nord si registra un incremento di 3 miliardi di euro di debiti a media/lunga scadenza. Il Rapporto prende inoltre in esame il quadro del 2007. L’84% delle 3.769 società partecipate individuate nel 2005 era ancora attiva alla fine di novembre scorso. Le altre società, invece, sono entrate in liquidazione, in fallimento o sono cessate (in totale 248); oppure sono diventate inattive o hanno comunque visto l’uscita degli enti locali tra gli azionisti.
Un esercito di 26mila amministratori I posti di comando delle 3.156 società ’sopravvissutè sono occupati da oltre 26mila amministratori. Le cariche di consiglieri d’amministrazione sono 23 mila mentre quelle destinate ai collegi sindacali sono 12 mila. Sono infine oltre 3.000 i dirigenti e tecnici con cariche iscritte nel Registro delle imprese. Mediamente 12 persone occupano i posti di comando di queste imprese.
"I dati raccolti dallo studio - ha osservato il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello - mettono bene in evidenza come sia urgente superare la frammentazione delle società partecipate da enti locali. Soprattutto per i servizi di rete, infatti, la dimensione comunale o provinciale è spesso insufficiente per consentire gli investimenti necessari e raggiungere soglie significative di produttività".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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