Cronache

Il Municipio serve solo a intascare il gettone

Riunioni su riunioni, ma tutte inconcludenti: è la storia del Municipio Valbisagno e della sua maggioranza di sinistra che fa di tutto per non decidere, compreso tenere nel cassetto le mozioni della minoranza. Il tutto, comunque, per una tutt’altro che «modica» spesa: moltiplicando il gettone (circa 50 euro) per tutti i 24 consiglieri, lo stipendio del presidente e degli assessori e il lavoro della segreteria per la trascrizioni dei verbali, conti alla mano la seduta di ieri è costata non meno di 2000 euro. «Adesso hanno proprio passato il limite, stanno cadendo nel ridicolo e continuano ad arrampicarsi sugli specchi»: sono le dichiarazioni polemiche e roventi scagliate da Maurizio Uremassi contro la giunta rea, secondo il consigliere del Pdl, di lasciare stantie sulla scrivania del presidente Giannelli decine di mozioni presentate dall'opposizione perché sa di non avere i numeri per ottenere la maggioranza. Lapidario e sarcastico anche Vittorio Carpi, ex-sinistra passato al gruppo misto: «Trovo assurdo convocare un consiglio dove non si presentano nemmeno gli assessori (a parte la sola Monia Giordano) e non si discute di nulla, ringrazio il presidente per averci fatto guadagnare il gettone di presenza, almeno i soldi per il bus ce li siamo guadagnati per tutto il mese». La polemica prende spunto dalla convocazione del consiglio di ieri (durato poco più di un ora) dove, secondo Uremassi, nel documento di convocazione si legge un unico, inutile ordine del giorno: «Discussione sul funzionamento delle Municipalità dove - dice Uremassi - il presidente ricorda che la discussione dell'unico punto riguarda argomenti non oggetto di delibera e, pertanto, non vi è la facoltà di presentare ordini del giorno ed emendamenti e non è prevista alcuna votazione». Un comportamento scorretto che lascerebbe intravedere l'insicurezza della maggioranza.

«Non presentano più nessuna nostra mozione - spiega Uremassi - non vorrei fosse un escamotage per by-passare l'obbligo di convocare almeno un'assemblea al mese dove s'inventano un ordine del giorno che costerà alle casse comunali qualche migliaio di euro».

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