Muore folgorato nel caseificio

Un ragazzo di 24 anni, Giuseppe Gatì di Campobello di Licata (Agrigento), è morto folgorato nel pomeriggio di ieri in un caseificio di proprietà del padre in contrada Rocca di Mendola in territorio di Naro. Il giovane è stato trovato nei pressi di un recipiente di metallo e il cadavere presentava i polpastrelli delle dita di una mano completamente carbonizzati. Sul posto sono giunti i carabinieri di Naro e della Compagnia di Licata che hanno effettuato i primi rilievi. L’indagine è condotta dal sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento Gemma Miliani. Giuseppe Gatì alcune settimane fa si era protagonista di una vivace contestazione a Vittorio Sgarbi che era stato invitato ad Agrigento per presentare un libro.
«È con immenso dolore che vogliamo unirci alla tragedia della famiglia di uno dei più valorosi ragazzi conosciuti nel nostro cammino: Giuseppe Gatì. Avevamo offerto a lui il nostro sostegno quando, preoccupato per le reazioni che le sue grida “Viva Caselli, viva il pool antimafia“ davanti al sindaco di Salemi Sgarbi, avevano suscitato, si era rivolto a noi». Lo afferma l’Associazione nazionale familiari vittime di mafia, presieduta da Sonia Alfano.
«Giuseppe era diventato parte del nostro mondo e delle nostre battaglie - aggiunge - e per questo si era conquistato la nostra stima ed il nostro affetto. Ci ha seguito ovunque e sostenuto sempre, spesso incontrando difficoltà e ostacoli davanti ai quali non si è mai fermato.

Ha condotto le sue battaglie investendo risorse ed energie fino al limite delle proprie possibilità dimostrando un valore ed una tenacia difficili da trovare. Per questo ci eravamo affezionati a lui ed avevamo deciso di sorreggerlo e difenderlo dagli attacchi, fisici e verbali, che aveva ricevuto».

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