Muore per i pugni presi sul bus L’assassino è un ragazzo di 15 anni

TorinoErcole Ferrero non ce l’ha fatta. È morto ieri pomeriggio all’ospedale Giovanni Bosco di Torino. Una morte assurda, come sempre in questi casi. Settantasei anni, ex tranviere e fino a tre giorni fa tranquillo pensionato, Ferrero era stato malmenato sabato scorso da un giovane su un autobus dopo un diverbio per futili motivi: l’anziano era infatti intervenuto in una discussione nata perché il giovane, molto probabilmente minorenne (secondo la polizia interpellata dall’agenzia Ansa avrebbe 15 anni), voleva salire su un autobus della linea 75 con una bicicletta.
Ferrero lo aveva rimproverato provocando le ire del ragazzino che, dagli insulti, era passato alla violenza colpendolo con due pugni al volto. In un primo momento le condizioni dell’anziano non erano sembrate gravi, ma poco dopo essere giunto in ospedale per farsi medicare era stato colpito da un ictus dal quale non si è più ripreso: sull’episodio sono ancora in corso le indagini della Squadra mobile che, anche attraverso la visione di alcuni filmati, sta cercando di identificare l’aggressore. Il quale, a giudicare dalle testimonianze finora rese, vestiva jeans e maglietta bianca, con capelli corti e lineamenti regolari.
«Mi sembra tutto impossibile, lo stavo aspettando a casa - racconta la moglie, la signora Rosanna - era andato a trovare un amico, doveva ritornare presto». Invece, senza volerlo, è andato incontro a una tragedia. Solo per avere voluto dare una mano a quella che evidentemente riteneva ancora una collega, ovvero l’autista del bus che si era detta restia a far ripartire il mezzo senza l’autorizzazione della centrale.
A quel punto il ragazzo aveva cominciato a innervosirsi, imprecando e rivolgendo all’autista una serie di minacce. È a quel punto che entra in scena Ferrero, non con l’animo dello sceriffo ma di chi - dopo avere passato una vita sui bus - vuole ancora rendersi utile alla comunità: «Cerca di stare calmo - dice al ragazzo - appena arriva la risposta dalla centrale, si riparte. Se non si può, devi scendere».
Come non detto. Dal ragazzino partono insulti sempre più pesanti, poi le mani alzate e i pugni. Forti, dritti al volto: Ferrero non reagisce, cade sui sedili e sanguina dal naso mentre l’aggressore fugge, la bicicletta lasciata sul bus. Arrivano i poliziotti e Ferrero, da vecchio piemontese, racconta loro l’accaduto in dialetto: gli agenti lo fanno accompagnare al pronto soccorso del vicino Giovanni Bosco. Non pare che il tutto possa finire in tragedia e Ferrero viene raggiunto anche dal figlio. Medico neurologo, per di più. Invece, poco dopo, il malore: emorragia cerebrale (forse causata direttamente dai colpi inferti dall’aggressore o forse no, ma lo stress dell’aggressione può aver provocato un fatale innalzamento della pressione), condizioni che diventano subito gravissime. Fino alla morte avvenuta ieri, poco dopo le 18,15.

Sul caso indaga la sezione omicidi della Squadra mobile di Torino: l’aggressore avrebbe le ore contate. Le telecamere del bus su cui è avvenuto il pestaggio, infatti, hanno ripreso tutta la scena in maniera nitida. Magra consolazione.

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