Murialdo vota sì alle persecuzioni religiose

(...) Esempi, altri esempi: nel Municipio Centro-Est (Centro storico, quadrilatero, Molo, Prè, Maddalena, Portoria, Carignano, Castelletto, Lagaccio e Oregina) siamo fermamente convinti che debba andare avanti il progetto di presidenza di Enrico Cimaschi, qualunque sia la maggioranza, «perchè - come ha ben scritto su queste colonne l’ex assessore Roberta Bergamaschi - i marciapiedi non sono nè di destra, nè di sinistra». Poi, se si riesce a riportare al governo la maggioranza uscita dalle urne, benissimo. Se serve un governo municipale di larghe intese, bene lo stesso.
O, ancora, il piano casa, su cui - finalmente - ieri si è iniziato a dialogare, con l’accoglimento di alcuni emendamenti del Pdl da parte della giunta regionale.
Insomma, ci siamo capiti: non ci piacciono per nulla gli inciuci. Ma ci piacciono moltissimo i risultati.
In questo quadro, torniamo al Ducale. Mi ha molto colpito, nei giorni scorsi, una lettera di un nostro caro lettore, Roberto Cesari, che attaccava Enrico Musso (sono in tantissimi a farlo, per pubblicarle tutte dovremmo fare degli allegati speciali, anzi ci scusiamo con tutti coloro che sono in attesa), contrapponendolo all’eurodeputata del Pd Francesca Balzani, seria e preparata, e soprattutto a Luca Borzani: «Da moderato, pensi lei, mi fiderei più di loro, gente di sinistra, ma coerente ed autorevole».
Credo che il Ducale e quello che è diventato il Ducale siano la massima prova di questa teoria: girare in questi giorni per le sale permette di gustarsi contemporaneamente il Mediterraneo di Goldin e degli impressionisti e quello di Puglisi e la bellissima mostra sull’Africa, è qualcosa che mette di buonumore. E, ancora, i viaggiatori di sguardo multimediali. E, ancora, una serie infinita di conferenze con tantissimi relatori che non mi piacciono (troppi, a mio parere quelli di provenienza azionista o relativista), ma anche tanti che amo, a partire da Angelo Panebianco.
E, ancora, il tentativo non già di far diventare ogni incontro al Ducale una specie di talk-show con quello di destra e quello di sinistra - che è quasi una caricatura della cultura - ma di far intervenire anche altre voci e voci altre. Proprio in questo quadro, con Luca Borzani, stiamo studiando qualche incontro che coinvolga anche il Giornale e il mondo che rappresenta, soprattutto le nostre idee, a partire da quelle sull’economia e sul mercato del lavoro. In modo da ridare un senso alla parola «liberale» e alla parola «popolare», talvolta svalutate da chi ne fa un uso spesso abusivo.
Ma, proprio perché - soprattutto sul tema religioso - spesso non condivido le cose che si dicono al Ducale, do atto a Luca Borzani di essere stato il primo a pensare a un incontro pubblico (pubblico in ogni senso, anche con l’egida di un ente pubblico) sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo. Incontro che potrebbe partire da quello, bellissimo, dei mesi scorsi a Corvetto, organizzato dall’Ordine equestre del Santo Sepolcro, in cui Mario Mauro - capodelegazione del Pdl al Parlamento europeo - presentò il suo libro. Un pugno nello stomaco del nostro essere e sentirci, troppo spesso, troppo comodi, troppo sicuri, troppo garantiti. Troppo paurosi delle nostre idee e della nostra fede.
Insomma, al Ducale si fa cultura vera. Così come, in questi mesi, si sta facendo al teatro Stabile (bellissimo, fino a domenica, al Duse Il signore del cane nero, la storia di Enrico Mattei secondo Gabriele Vacis e Laura Curino, vale un passaparola) o all’Archivolto diretto da Pina Rando e Giorgio Gallione, dove stasera debutta La cena delle ceneri, brandelli di danza e di Pasolini. Lo stesso Pasolini che, con il suo «Io so» è al centro della parabola di Mattei.
Fa piacere raccontare una Genova che sa parlarsi, che non insulta, che non vive di maldicenze, che non si alimenta di bile, che non invecchia male.


Fa piacere raccontare che, insieme, tutti insieme, si può costruire qualcosa di migliore. Poi, da domani, si torna a discutere e anche a litigare sulla politica. Ma dopo aver costruito qualcosa. Dopo aver lasciato qualcosa ai nostri figli.

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