IL MURO DI CARTAPESTA

C’era questo muro di cartapesta mascherato da bastione turrito che era la sbandierata e intimidatoria questione morale, e adesso il muro si affloscia sotto la piena dei fatti, sicché la sinistra, che tiene in ostaggio milioni di italiani confusi dai suoi slogan feroci e sprezzanti, sente che tutta la macchina scricchiola e vacilla. Come se non bastasse, la Banca d’Italia ha messo una pietra sopra all’Opa con cui le cooperative rosse a sgravio fiscale incorporato volevano comprarsi la Banca Nazionale del Lavoro, dopo il controllo sul Monte dei Paschi di Siena.
È dunque arrivata l’ora in cui gli slogan giustizialisti si ritorcono contro la sinistra: a forza di gridare che i loro avversari politici sono per definizione fior di mascalzoni, evasori fiscali e imbroglioni, hanno allevato un elettorato poco tenero e anzi coriaceo con chi mescola da sempre politica e affari. Ieri Silvio Berlusconi ha attaccato con durezza l’imbroglio di chi vorrebbe farlo passare per uno che si fa gli sconti fiscali da solo facendo finta di confondere le tasse personali da quelle aziendali. E ha attaccato dicendo che la casa diessina non si è soltanto data alla tifoseria bancaria, ma che «i dirigenti della sinistra sono scesi direttamente e personalmente in campo». Lo ha fatto con un tono pacato di sfida, puntando il dito sul vero caso fiscale che è quello delle «plusvalenze» e le pretese consulenze. La bandiera rossa si sta dunque trasformando nella bandiera del rossore.
La sinistra sembra non aver capito bene che cosa sta succedendo nel suo elettorato mentre al suo interno si gioca al cerino: nessuno vuole bruciarsi e tutti sperano di poter dare la colpa agli altri salvando le dita. Il cerino è in mano alla dirigenza diessina, ma i prodiani si sentono tentati di trarre vantaggio dalla sventura del partito di maggioranza della sinistra, sicché mentre esprimono con parsimonia la loro solidarietà, valutano i vantaggi di una coltellata alle spalle. Entrambi, prodiani e diessini, isolano Francesco Rutelli che non viene invitato al mini vertice. Questa bivalenza interna fra solidarietà e calcio dell'asino durerà tanto quanto durerà la previsione, già a dieta, di una vittoria sicura ad aprile. Se il miraggio affonda, il conflitto esplode e si salvi chi può: nessuno vuole morire per colpa della questione morale e bancaria dei diessini e i diessini lo sanno.
Ieri Berlusconi sosteneva di aver quasi riacciuffato la coalizione di sinistra da cui il centro destra sarebbe separato per un punto e mezzo. La questione della corrosione elettorale farà da sfondo alla direzione dei Ds preceduta dal summit fra Prodi, Fassino e D’Alema. Intanto è stata decisa la prima linea di difesa detta fumo negli occhi: far credere alla brava gente di sinistra che il mondo delle cooperative, e non la loro affaristica gestione, sia sotto l'attacco della cattiva destra. Il tentativo è quello di occultare ancora una volta la catena alimentare da quando non arrivano più i soldi da Mosca.
Siamo dunque al primo giro di boa: la sinistra inquisitoria è costretta a giocare in difesa. E Berlusconi, l’uomo da prendere a pugni e schiaffi dalla mattina alla sera, non è più il prigioniero di Palazzo Chigi ma è sceso nell’arena con le mani libere e contrattacca.

Il mondo perfetto delle regioni rosse a cultura unica comincia a sentire scricchiolii sotto i piedi. Un mondo di manipolazioni moralistiche e cattive certificazioni fiscali minaccia di andare a fondo con tutta la sinistra post comunista.

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