da Milano
Dovendo farlo, ai Muse si può rimproverare la libertà: troppa. Provateci voi a mettere in una sola casella il loro nuovo ciddì Black holes and revelations, che uscirà tra pochi giorni e laltra sera è stato presentato dal vivo a Milano. Rock è rock. Gotico pure. Visionario anche. E furbetto, naturalmente. Daltronde il leader Matthew Bellamy, che oggi compie 28 anni e parla più velocemente di un mitragliatore, ha le idee chiare: «Abbiamo registrato un album di rock europeo, influenzato da Bowie, dai Led Zeppelin e anche da Chopin». I testi invece sono frutto «di unarea sconosciuta della mia immaginazione» e da lì vengono le paure che la nostra civiltà faccia la fine dellImpero Romano (Knights of Cydonia) o che le guerre uccidano la speranza (Soldiers poem e Invincible) o infine che gli invasori alieni possano creare un nuovo ordine mondiale (Exo - politics). Però, fuori dal palco, Bellamy è un ragazzotto ruspante che da qualche anno vive vicino a Como, tra Cernobbio e Moltrasio, perché «a Londra ho conosciuto una ragazza italiana che studiava là. Ora lavora allospedale di Milano e per stare insieme a lei ho deciso di trasferirmi qui». E così per registrare Black holes and revelations, che arriva dopo i quattro milioni di copie vendute dei loro tre precedenti ciddì, i Muse hanno trascorso un po di tempo anche negli studi delle Officine Meccaniche dellex Pfm Mauro Pagani. «È stato lui - dice Matthew il mitragliatore - ad aprirmi la mente facendomi ascoltare cose nuove, dalla musica napoletana al folk, ma anche ritmi mediorientali. E soprattutto Ennio Morricone, che è diventata una nostra fonte di ispirazione». E tutta questabbondanza è di sicuro un passepartout per il successo. Laltra sera, quando i Muse sono saliti sul palco del Rolling Stone di Milano, la platea era multigenerazionale come raramente accade.
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