Musei Dalla conservazione passò alla valorizzazione

Alberto Ronchey fu ministro per i Beni Culturali dal 28 giugno 1992 al 10 maggio 1994 nei governi Amato e Ciampi. Grazie al suo impegno fu varata la legge n. 3 del 1993 (conosciuta come «legge Ronchey») che ha contribuito a svecchiare la gestione del patrimonio artistico, aprendo all’iniziativa privata. Il provvedimento riguardava la gestione dei servizi aggiuntivi negli istituti d’arte e antichità dello Stato. La legge ha consentito a imprese esterne alla pubblica amministrazione di organizzare servizi di accoglienza e ristoro nei luoghi d’arte, come caffetterie, ristoranti, librerie, biglietterie e guardaroba. Sua anche la scelta di ricorrere alla mobilità del personale per tenere i musei aperti nei giorni festivi o quella degli «sfratti» imposti alla musica rock dall’Arena di Verona, alla lirica da Caracalla ed alle bancarelle dagli Uffizi. Con questi provvedimenti, Ronchey apriva al tema della valorizzazione del patrimonio culturale italiano, uscendo dalla logica della semplice conservazione come derivava dalla legge Bottai in avanti e favorendo da un lato il turismo e dall’altro gli investimenti culturali.

All’epoca la legge - oggi ritenuta all’unanimità un caposaldo per innovatività e lungimiranza - fu duramente contestata soprattutto negli ambienti sindacali e si scontrò con un certo ostruzionismo anche nelle commissioni parlamentari. Al punto che Ronchey, nel 1992, dovette minacciare le dimissioni nel caso di bocciatura del decreto legge. Di fatto la legge Ronchey era un tentativo di allineare le nostre istituzioni museali al contesto europeo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica