Ma che razza di cranio ti sei messo in testa? Quello di un uistitì pigmeo, cioè scimmietta. Loggetto del desiderio che si chiama teschio, icona di gioielli e vestiario, la crapa in ossa trendy anche a Natale, persino sui cappottini o sugli oggetti per animali, è un vero labirinto di stupore. Soprattutto quando si tratta proprio di teschi di quadrupedi. I nostri consaguinei mammiferi ci restituiscono la pariglia e accelerano in curva: per non essere da meno dellosso-buco spleen caro a Amleto piuttosto che allultimo dei metal vampiri, espongono i loro «Crani» al Museo di Storia Naturale, in una mostra curata da Giorgio Bardelli e Giorgio Chiozzi. E ne fanno un altro mito.
Vuoi il teschio allultima moda? Altro che il reperto del tuo amico anatomopatologo, scava in giadino e prenditi quello del tuo vecchio cane Tobi. Nella settima sala del complesso in viale Venezia, si può ammirare fino a gennaio il capo scheletrico di una tigre, tutto denti e muso da sberleffo come un pugno, vicino a quello di un ratto delle chiaviche, che potresti scambiarlo per uno scarabeo caduto in candeggina. Conservati nei depositi del museo, i crani appaiono ora in una nudità solletica fino al riso; mai ti saresti immaginato che il vaso craniale di un elefante potesse presentare sì fattezze ambigue. Intorno a questo «catino» bianco sembra essere sorta la leggenda di Polifemo. Furono rinvenuti in Sicilia teschi di elefanti: al centro della spianata frontale un foro, creduto una cavità oculare invece che il buco della proboscide. E via che prese piede il mito dei giganti con una pupilla. Ulisse, prima di Amleto, parlò con il teschietto di un elephant man? Ma come avrà fatto a vederlo Omero che era cieco? Meglio lasciare la diatriba ai grecisti.
E lUnicorno? La lancia al centro della fronte era un dente di narvalo. Ci fu un periodo in cui i nobili europei si contendevano questa rarità e si propagò la diceria che il dente di narvalo fosse il giavellotto dellunicorno, la cui polvere era un antidoto contro i veleni.
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