"Basta guerra, basta sangue". Il monologo pacifista di Eros Ramazzotti a Sanremo

Il cantante romano è stato protagonista al Festival per i quarant'anni di "Terra promessa"

"Basta guerra, basta sangue". Il monologo pacifista di Eros Ramazzotti a Sanremo
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Canzoni, gag e riflessioni nella prima parte della terza serata del Festival di Sanremo, che vede tra i suoi protagonisti Eros Ramazzotti. Il cantante romano è tornato sul palco del Teatro Ariston per i quarant'anni di "Terra promessa", brano che vinse la categoria Nuove Proposte e consacrò il talento dell'artista. Platea e galleria in piedi a ballare, con tanto di trenino nei corridoi della platea e un cartello che recita:"Eros, noi saremo sempre i ragazzi di oggi". Un momento emozionante, che Ramazzotti ha sfruttato per recitare un breve monologo pacifista sulla stessa lunghezza d'onda di Dargen D'Amico.

Al termine dell'esibizione, Ramazzotti ha chiesto ai coristi dell'orchestra di cantare a cappella "Terra promessa", con il tempo tenuto dal pubblico con le mani. A questo punto, il cantante ha deciso di spendere qualche parola sui conflitti in corso: "Quasi 500 milioni di bambini non vedranno mai la terra promessa. Basta sangue, basta guerre. Pace. I nostri pensieri forever". Un intervento a sorpresa, accolto dal pubblico presente all'Ariston con applausi scroscianti. Ma non è tutto.

Il messaggio pacifista di Ramazzotti ha acceso il dibattito in rete a causa delle sue presunte posizioni pro-Israele. "Eros Ramazzotti sale sul palco, butta due parole sulla guerra in generale tanto per ottenere due applausi. Poi vai a scoprire sia pro Israele", il j'accuse di un utente su X, ex Twitter. E ancora: "Raga ma davvero c’era gente che credeva che Ramazzotti fosse pro Palestina?", "Il suo discorso è proprio il motivo per cui i discorsi ambigui non servono a un c**** perché quello era un discorso pro-Israele ma ha abbindolato moltissimi. E sta retorica del “pensiamo ai bambini” ma gli unici che gli interessano davvero sono i bambini israeliani", "Però, Eros con Terra promessa, è una provocazione sionista".

Quello sul palco di Sanremo non è certamente il primo messaggio pacifista della voce di "Fuoco nel fuoco". Recentemente, in relazione alla guerra in Ucraina, aveva evidenziato: "Sono contro la guerra - riporta il Fatto - Se uno di noi, uno qualsiasi di noi essere umani, in questo momento sta soffrendo, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi. Non faccio dunque questo annuncio a cuor leggero, con la spensieratezza che ha accompagnato finora l’annuncio di un qualsiasi altro tour.

Lo faccio col cuore pesante e gonfio di amarezza, ma nonostante tutto con la speranza che la musica possa in qualche modo donare un piccolo momento di conforto e gioia, che tanto ci meritiamo adesso e dopo questi anni particolarmente difficili".

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