Gregory Porter al Nazionale, che bella serata alla "newyorchese"

La star americana del soul a Milano: teatro sold out e tutti in piedi a cantare le sue canzoni

Gregory Porter al Nazionale, che bella serata alla "newyorchese"
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È arrivato sul palcoscenico con il suo inconfondibile "capello", un gigante nero dalla voce meravigliosa, avvolgente, calda. Stiamo parlando del cantante soul-jazz Gregory Porter, 53 anni. Che ieri sera ha fatto "sold out" al Teatro Nazionale, per un concerto durato circa due ore, fra brani del suo repertorio, "pescati" negli otto album da lui pubblicati; momenti strumentali piuttosto ampi, con virtuosismi e assoli offerti dai singoli musicisti; degni di nota quelli del contrabbassista e del pianista, senza contare gli altri: il sax, dal suono squillante e potente (anche troppo), insieme alla voce di Porter, ha fatto da protagonista. Che dire... un "live" di alto livello. Già, proprio così. Momenti top, nella carriera di questo "singer", con non pochi album che hanno attirato critiche molto favorevoli, come "Liquid spirit" (questo giudicato miglior album jazz nel 2014) e, ancora, "All rise". Nato a Los Angeles e cresciuto a Bakersfield, il cantante americano ha ridefinito il soul-jazz moderno, con la maestria dei grandi interpreti della storia di questo mondo musicale, da Nat King Cole a Donny Hathaway. E ieri lo ha dimostrato ancora una volta e ampiamente, davanti a un pubblico che ha dimostrato di conoscerlo assai bene. Momenti in cui con la sua voce avvolgente si sono alzati cori e coretti, dalla galleria e dalla platea, grande entusiasmo, fin dai primi attimi annunciato pure dalla presentazione, fatta da Nick The Nigtfly storica presenza di "Monte Carlo Nights", che ha ricordato come la voce di Gregry Porter è stata ospite d'onore della sua trasmissione, quando il repertorio dell'artista americano non si conosceva abbastanza bene. Di più, come si diceva uno dei momenti degni di nota, è stato l'assolo del contrabbassista, un vero e proprio virtuoso, che a un certo punto ha duettato con Porter stesso, vocalità da basso, o quasi, e contrabbasso, un'accoppiata inedita, affascinante. Il cantante si è poi ri-fermato per un altro momento intimista, accompagnato dal pianoforte, che prima ha accennato con una certa dose di ironia un passaggio del ritornello della canzone americana "O' sole mio".

Nel corso del "live" bello sentire “My Girl” dei Temptations (Smokey Robinson) e “Papa Was a Rollin’ Stone”, sempre portata al successo dallo stesso gruppo. "Sembra di stare a New York", qualcuno dice fra il pubblico. Come dargli torto... per una sera il Nazionale è stato un pezzo d'America, con la sua musica, immaginando di vedere da lontano il ponte di Brooklyn.

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