E dire che ha appena compiuto 82 anni e non ha certo avuto una vita regolare. John Cale ha annunciato di un album in studio pubblicando il video del primo singolo How we see the light. L’album intero arriva a stretto giro dopo l’ultimo, uscirà il 14 giugno e si intitola Poptical illusion, tredici brani che sono il biglietto da visita di uno dei compositori più eclettici, oscuri e visionari della musica contemporanea. L’universo mondo lo riconosce come l’anima fondatrice dei Velvet Underground insieme con Lou Reed. Due folli.
Due visionari. Due egocentrici. E un gruppo che ha fatto storia senza fare successo. Nato nel Carmarthenshire del Galles, John Cale arrivò a New York un paio d’anni prima di conoscere Lou Reed, allora un oscuro compositore a pagamento di canzonette pop. Si piacciono, formano la band alla quale Andy Warhol regalò la famosa copertina con la banana e anche il consiglio di coinvolgere la strepitosa Nico. Il risultato è stato un album così sperimentale da essere riconoscibile alla prima nota, che fosse di chitarra o di piano o di viola elettrica. Poi gli ego andarono in collisione e dopo i dischi uscirono ma l’ispirazione tornò a rintanarsi. Cale e Reed si reincontrarono artisticamente tanti anni dopo soprattutto con Songs for Drella, gran bel disco del 1990 dedicato alla memoria di Andy Warhol. Ma John Cale non si ferma qui. Ha prodotto nei decenni artisti come Nico, Patti Smith e gli Stooges di Iggy Pop, ha collaborato con Brian Eno e Phil Manzanera e persino con il minimalista Terry Riley. Ha persino collaborato al disco In ’tla piola dell’italiano Francesco Benozzo. In più, perfettamente in linea con il suo eclettismo, ha anche composto la colonna sonora del film American Psycho, che è perfetta per capire quanto ondivaga, cupa e talvolta terribile sia la sua ispirazione. Oggi annuncia un disco che sarà necessariamente di nicchia ma che resta comunque il gigantesco segno di vitalità di un compositore disperato e creativo che ha sempre desiderato il grandissimo successo, magari anche fugace ed estemporaneo, ma non è mai riuscito a raggiungerlo. Oggi John Cale è una leggenda vivente, il suo nome è la firma sotto un’epoca irripetibile ma le nuove generazioni difficilmente potranno ritrovarsi nelle sue composizioni, spesso ostiche, spesso troppo complesse per essere decifrate con la lingua che si parla oggi.
«Ho sempre cercato di suggerire cose piuttosto che di sbatterle sulla testa alla gente» ha detto l’anno scorso al Guardian ammettendo però di non essere granché nel «tenere basso il profilo». Lo ha tenuto alto, molto alto e lo conserva ancora oggi pubblicando un album nuovo e inedito quando tanti altri si limiterebbero a godersi la pensione. La vera passione è in fondo questa. E avercene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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