Più pubblicità in radio che in tv

I dati Ad Intel segnalano che nel mese di marzo la crescita della raccolta pubblicitaria per le radio è stata del 9,9 per cento

Più pubblicità in radio che in tv
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Per capire le tendenze talvolta servono i numeri. Come quelli degli investimenti pubblicitari. I dati Ad Intel segnalano che nel mese di marzo la crescita della raccolta pubblicitaria per le radio è stata del 9,9 per cento. Un dato molto positivo. Se cumulato con i mesi di gennaio e febbraio, il dato complessivo è +7,5 per cento, comunque rassicurante. E lo è anche in confronto con quelli relativi alla tv che nel mese di marzo è cresciuta «solo» del 2,2 per cento (cumulato con gennaio e febbraio diventa 1,8 per cento). Non si tratta ovviamente di fare un paragone secco, perché ciascun media ha i propri cicli e i propri periodi proficui distribuiti in modo diverso nel corso dell'anno. Ma è chiaro che la radio stia attraversando una fase positiva, almeno da questo punto di vista perché, tanto per capirci, i quotidiani e i periodici registrano un calo cumulato rispettivamente del 4,4 per cento e del 6,1 per cento. Dopotutto la pubblicità in radio ha molte carte a proprio favore. Intanto il pubblico non «cambia canale» durante i messaggi pubblicitari come invece capita spesso a chi segue il piccolo schermo.

E poi gli spot radiofonici hanno una maggiore capacità di raccogliere l'attenzione dell'ascoltatore e, di conseguenza, anche la sua fiducia. A conferma che, nel mare magnum delle sollecitazioni pubblicitarie, quelle che arrivano dalla radio sono considerate tra le più attendibili.

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