Cronaca locale

Al "Musil" di Brescia il lavoro è diventato un pezzo da museo

Un complesso di quattro poli espositivi racconta la cultura dell’industria lombarda attraverso percorsi tematici. Oltre duemila reperti tra macchine, apparecchiature e strumenti testimoniano la cultura di un territorio operoso

Al "Musil" di Brescia 
il lavoro è diventato 
un pezzo da museo

Stranezze della contemporaneità: ci crogioliamo nella rete globale, le novità si inseguono, le tendenze si scavalcano impazzite e anche l'industria, fino a pochi anni fa indiscussa vessillifera della modernità galoppante, è divenuta "pezzo da museo", finestra sul passato e narrazione del territorio. Con questo spirito, a partire dagli anni Ottanta, ha preso forma il progetto del Musil, Museo dell'Industria e del Lavoro di Brescia. Il primo, in Italia, che mette in scena il fenomeno sociale dell'industrializzazione, raccontato attraverso reperti di svariati settori produttivi tipici della zona. Un format che prefigura un sistema su scala regionale sul modello delle migliori realizzazioni europee. Nel Musil ci sono un po' tutti gli ingredienti per un museo contemporaneo: valorizzazione del territorio, tributo alla memoria e all'identità, recupero architettonico, funzionalità didattica, progettazione intelligente. Ebbene sì, anche in questo senso la Lombardia è destinata a fare scuola. Ma di che cosa si tratta, in pratica? "Il Musil -illustra Pier Paolo Poggio, direttore generale della fondazione Musil (costituita nel 2005 e presieduta da Valerio Castronovo)- è un museo policomprensivo, che raccoglie reperti industriali di diversi settori secondo percorsi tematici". Se si considera la distribuzione geografica delle varie sedi sarebbe più corretto parlare di una rete museale. Sono quattro, infatti, i poli sul territorio bresciano: oltre al Museo dell'industria e del lavoro di Rodengo Saiano, in Franciacorta, spettacolare magazzino aperto al pubblico con vetrate che ricordano un po' quelle parigine del Beaubourg, vi sono il Museo dell'energia idroelettrica, nel cuore della Valle Camonica, e il Museo del ferro, in un'antica fucina bresciana; si attende poi la sede centrale, che sta sorgendo nell'area dell'ex stabilimento Tempini a Brescia. Le radici del progetto risalgono a oltre vent'anni fa, quando la fondazione Micheletti, prima promotrice dell'iniziativa, incominciò a raccogliere reperti sulla storia produttiva del territorio. L'incontro con la fondazione Civiltà Bresciana ha fatto il resto: oggi nei depositi del museo sono immagazzinate oltre 2.000 tra macchine, apparecchiature, strumentazioni e varie testimonianze della civiltà industriale. Spiega Poggio: "Si parte dai settori più tradizionali del territorio, come tessile, meccanotessile, ma soprattutto siderurgia e metallurgia: a San Bartolomeo è stata recuperata la vecchia fucina Caccagni per renderla un museo-laboratorio a spiccata vocazione didattica. Sono recentemente terminati i lavori di restauro e ripristino funzionale del maglio, della ruota idraulica, dell'impianto di partizione delle acque e dei sistemi idraulici di alimentazione. Un'intera sede, quella della Valcamonica, è poi dedicata all'energia idroelettrica, nella centenaria centrale di Cedegolo riconvertita secondo un progetto che sposa alla perfezione l'austerità dell'impianto originario e la funzionalità museale". Anche il mondo della comunicazione è ben rappresentato a Brescia: da una storica rotativa dell'Avanti, che risale agli anni Venti e proviene da Roma, si arriva ai reperti di due industrie un tempo all'avanguardia nel campo della cinematografia: le milanesi Fratelli Donato e Gammafilm. "Il settore cinematografico è un fiore all'occhiello del Musil -conclude Poggio-. Collaborano con noi esperti come lo storico del cinema Gian Piero Brunetta. Non si tratta, come a Torino, di un museo del Cinema, ma in primo luogo di una raccolta di reperti dell'industria cinematografica: qui, ad esempio, sono confluite macchine, attrezzature e numerose pellicole del Cinestabilimento Donato e della Gammafilm di Cologno Monzese, entrambe legate a doppio filo al comparto produttivo italiano". Fondato nel 1930 a Milano dai fratelli Donato, l'omonimo Cinestabilimento realizzò la prima pubblicità per il cinema in Italia e fu pioniere nella registrazione sonora in banda ottica di un lungometraggio. Nel dopoguerra inanellò firme prestigiose: Risi, Comencini, Visconti, Lattuada, Pasolini, Strehler, Emmer e molti altri grandi. Anche la Gammafilm è nota per la sua vocazione alla sperimentazione, e per la sua attività sul versante pubblicitario: indimenticati gli spot prodotti per Carosello, ma anche la prima sigla in grafica computerizzata per la Rai e quelle di Canzonissima e della Domenica Sportiva. Internet: www.musil.

bs.it

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