(...) La reazione alla proposta di legge di Musso è immediata. Soprattutto nel Pdl. Gino Morgillo, vicepresidente del consiglio regionale e candidato nel 2008 come quinto nome del Pdl proprio nella lista del Senato che vedeva Musso capolista, chiede un intervento decisivo dal partito. Che stavolta, spiega lesponente azzurro, non può continuare a far finta di niente dopo «lennesima sortita del senatore che delegittima e nuoce allazione politica del Pdl».
Il disegno di legge viene illustrato da Musso in tutte le sue clamorose novità nella sede della Fondazione Oltremare, alla presenza di uno staff di esperti di sistemi elettorali. Ma ogni punto sembra trovare unopposizione nella reazione di Morgillo. «So bene di andare contro tutti i partiti maggiori, non solo contro il Pdl, proponendo di togliere i simboli dalle schede - ammette Musso - Ma è anche un modo per togliere alibi ai cittadini. Oltretutto la mia proposta prevede che si possano candidare cittadini presentati da 10.000 elettori, o da 30 parlamentari uscenti, o da tre presidenti di Regioni. Così facendo, se un partito volesse scartare un candidato scomodo ma apprezzato dal territorio e comunque forte, questi potrebbe tentare ugualmente di farsi rieleggere». Anche alla luce della reazione di Morgillo, che probabilmente interpreta il sentimento di molti altri esponenti Pdl, sembra che la scappatoia potrebbe servire allo stesso senatore, in questo momento non molto amato allinterno del suo partito.
Altra peculiarità del disegno di legge è il ritorno al maggioritario, senza scorpori o recuperi di quote proporzionali. Ma con una sorta di «ballottaggio» immediato. Lelettore potrebbe dare una preferenza principale e una subordinata. Questultima sarebbe conteggiata nel caso in cui nessun candidato del collegio raggiunga il 50 per cento più uno dei voti. I due più «forti» si vedrebbero aggiungere anche le «seconde preferenze» per individuare leletto. Il sistema invoglierebbe a evitare la frammentazione (che disperderebbe anche le seconde preferenze nel campo che ha più candidati) ma nello stesso tempo potrebbe indurre i parlamentari di uno schieramento a proporre candidature di disturbo nel campo avversario proprio per aumentare la dispersione. Tecnica peraltro nota come «voto della pallottola».
Anche su questo Morgillo va subito al sodo. «Il maggioritario in Italia labbiamo già avuto e ha portato a 40 partiti, accordi sottobanco, desistenze, impicci e ricompattamenti strumentali - taglia corto - Poi è una grande porcata perché è tutto tranne che utile ad avvicinare gli eletti agli elettori, e la dimostrazione pratica è stato Di Pietro che la sinistra ha fatto eleggere al Mugello imponendolo ai suoi fedelissimi». Questo nel merito. «Prima di tutto però voglio dire che non posso più accettare che su un tema tanto delicato ogni parlamentare del Pdl si possa svegliare e presentare autonomamente un disegno di legge, peraltro in contrasto netto con le linee del partito e, caso strano, per di più gradito proprio alla sinistra e ai finiani - incalza Morgillo - Adesso, o il partito ligure dimostrerà di intervenire in modo deciso, mostrando lorgoglio e la dignità per il proprio simbolo che evidentemente a Musso dà fastidio, o io stesso, come eletto ed elettore Pdl, presenterò un esposto ai probiviri a livello locale e livello nazionale».
Musso propone anche le foto dei candidati al posto dei simboli dei partiti, pur chiedendo che lobiettivo minimo che il suo «contributo di idee» si pone è quello di arrivare «alla cancellazione delle candidature multiple in più collegi che tanti inganni hanno portato ai cittadini e al concetto di maggioritario senza premi di maggioranza». In più ci sarebbe già lindicazione del parlamentare supplente che eviterebbe costose elezioni suppletive, pronto a subentrare in caso di dimissioni o morte delleletto. «Al senatore Musso contesto uno strano protagonismo in un momento in cui forse sente calare la sua popolarità e spera di riconquistarla ai danni del partito che lo ha candidato sindaco e poi nominato senatore - conclude Morgillo - E vorrei ricordagli come le facce, i volti, spesso fanno prendere voti, ma li fanno anche perdere. E che leccessiva personalizzazione delle candidature è alla base dellaumento esponenziale dei costi delle campagne elettorali».
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