Una doppia scintilla accende la seduta della Camera dei Deputati, trasforma l’aula in un terreno infuocato di contrapposizioni e produce una aperta contestazione nei confronti del presidente della Camera.
La prima scarica elettrica che percorre Montecitorio è quella del «caso Barbato», il parlamentare dell’Idv che ha filmato di nascosto le sue conversazioni con alcuni parlamentari per conto della trasmissione «Gli Intoccabili». La seconda è la sortita ostruzionistica della Lega che accompagna la discussione sulla manovra Monti con urla e fischi. Due episodi che si intrecciano e diventano una miscela esplosiva quando il presidente della Camera dispone l’espulsione dei deputati del Carroccio, Gianluca Buonanno e Fabio Rainieri. Una bagarre che culmina nell’intervento di Alessandra Mussolini che prende la parola e lancia il suo j’accuse. «Lei, presidente Fini, caccia Bonanno della Lega mentre Barbato si permette ancora di rimanere in aula» attacca la parlamentare napoletana. «Lei ha l’obbligo di denunciare il deputato che ha mandato in onda filmati ripresi con una telecamera nascosta, in violazione. Lei ha l’obbligo di denunciarlo. Ma che presidente della Camera abbiamo che non difende le istituzioni alle quali lui appartiene?». I toni sono accorati, la partecipazione emotiva è quella tipica della parlamentare. Un crescendo che culmina nella richiesta di un passo indietro rivolta verso il massimo inquilino di Montecitorio. «Lei presidente si sta facendo la campagna elettorale sulla pelle nostra. Si tolga la Fondazione della Camera che andrà a presiedere, che sono 600mila euro l’anno, e si dimetta. Si vergogni». Una chiusa urlata, accompagnata da un «vaffa» pronunciato a microfono spento. Come se non bastasse, poco prima il leghista Gianluca Pini aveva concluso il suo intervento dando del «cialtrone» a Fini. Immediata la replica del presidente della Camera: «Non le consento di insultare la presidenza. È proprio vero che ogni botte dà il vino che ha». A quel punto alcuni leghisti a urlare la parola dimissioni. Volano anche fischi. «Sono i pecorai che fischiano, non i deputati» sbotta Fini.
Il riferimento della Mussolini è alla Fondazione Camera dei Deputati, creata nel 2002 da Pier Ferdinando Casini. Un’istituzione su cui da mesi punta il dito il deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta. «Ho chiesto più volte alla Camera di impegnare l’ufficio di presidenza per sciogliere un ente sostanzialmente inutile e costoso che ha già gravato sui nostri bilanci per circa 15 milioni, buono solo per far rimanere nel giro gli ex presidenti della Camera non rieletti.
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