Erica Orsini
da Londra
Le donne musulmane? «Preferisco parlarci guardandole in faccia, meglio dunque se si tolgono il velo». A dirlo nei giorni scorsi, senza troppi giri di parole, è stato nientemeno che il presidente del Parlamento britannico Jack Straw. Lex ministro degli Esteri del governo Blair, in un articolo uscito sul quotidiano locale di Blackburn, il distretto dovè stato eletto, ha ammesso di aver chiesto spesso alle signore musulmane che gli chiedono udienza di levarsi il velo durante il loro colloquio. Una «prassi» che a quanto pare dura già da più un anno senza scandali di sorta, anzi a sentire Straw, spesso le donne non hanno avuto problemi a esaudire la sua gentile richiesta. «Durante le visite è sempre presente un membro femminile del mio staff - ha precisato Straw - e la mia esortazione non ha mai voluto essere una pretesa. Penso solo che si comunichi meglio». Ma non solo. Lex capo della diplomazia britannica ha sottolineato che il velo intero «rende più difficile migliorare le relazioni tra le due comunità (islamica e no, ndr)» e può essere visto «come un segno visibile di separazione e differenza».
Comunicazione o no, migliori relazioni o meno, una volta che la cosa è divenuta pubblica, in Gran Bretagna si è scatenato un vero e proprio putiferio. Da una parte limbarazzo di un governo seduto su una polveriera, sempre più criticato per il suo appoggio alla politica estera americana, che non può permettersi di perdere i voti islamici necessari per una vittoria alle prossime elezioni. Dallaltra una comunità musulmana che in questo momento si sente particolarmente sotto attacco e per la quale ogni frase, ogni opinione espressa da un politico su tradizioni e usanze rischia di trasformarsi in unoffesa intollerabile. Così è bastato che Straw rivelasse la sua preferenza per un colloquio a quattrocchi con una donna islamica, assolutamente rispettoso, ma senza un velo di mezzo, per scatenare una guerra vera e propria. Ieri la commissione islamica per i diritti umani ha definito le parole del presidente «sconcertanti» e «discriminatorie» e i leader musulmani di Blackburn hanno affermato che molte donne della loro comunità potrebbero trovare «offensive» le frasi scritte da Straw nel quotidiano locale. Ieri il governo laburista ha tentato invano di stemperare la polemica dichiarando che «ogni persona ha il diritto di esprimere unopinione personale anche su materie come questa», ma evitando di rispondere ai giornalisti che tentavano di scoprire quale fosse il giudizio del premier Blair sullo stesso argomento. A poco sembrano essere serviti i chiarimenti - ormai tardivi - dello stesso Straw, intervistato da tutte le emittenti televisive del Regno. «Vorrei ricordare che ho sempre rispettato il diritto delle donne musulmane a indossare i loro costumi tradizionali, velo compreso - ha sottolineato il presidente della Camera dei Comuni nelle interviste rilasciate alla Bbc e a Sky News - ma sta di fatto che questultimo rende più complicata la comunicazione tra gli individui. Quando tu guardi una persona, vedere le sue espressioni facciali è importante per capire che cosa vuole dirti. Comprendo le preoccupazioni che le mie affermazioni hanno potuto suscitare - ha proseguito Straw - ma spero che ci possa essere un dibattito maturo sullargomento». Il passo falso di uno dei ministri più fedeli a Blair nel controverso conflitto iracheno non ha colto impreparata lopposizione che ha approfittato della delicata situazione per attaccare lesecutivo. Il conservatore Oliver Letwin ha infatti dichiarato che «dire alla gente come deve vestirsi» potrebbe rivelarsi «una dottrina pericolosa» per il governo. Ma nel mezzo della furiosa protesta islamica si leva anche qualche voce più moderata. Daud Abdullah, del Muslim council of Britain, ieri ha detto di comprendere il disagio di mister Straw nel dialogare con una donna a viso coperto e Hazel Blears, parlamentare laburista nonché musulmana, ha difeso il punto di vista dellillustre collega. Definendo la richiesta di Straw assolutamente «appropriata», la signora Blears ha chiesto un dibattito pubblico in materia di costumi tradizionali islamici, che coinvolga le dirette interessate.
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