Mutui Usa, Bush promette aiuti alle famiglie

Wall Street e le Borse europee promuovono il piano della Casa Bianca

da Milano

Aveva promesso: «Ogni famiglia avrà una casa di proprietà». Così adesso, mentre parte dell’America è sciacchiata dal peso divenuto insostenibile delle rate sui mutui, George W. Bush interviene per evitare che uno dei capisaldi dell’american dream si trasformi in un incubo. «Il governo avrà un ruolo importante nella crisi dei mutui subprime (quelli concessi anche in mancanza di garanzie sulla solvibilità, ndr)», ha esordito ieri il presidente durante la conferenza stampa organizzata nel Giardino delle Rose della Casa Bianca. Per poi precisare subito: «Non è compito del governo salvare gli speculatori». L’intenzione è infatti quella di porre sotto tutela, ampliando il programma di mutui garantiti dal governo, le famiglie rimaste intrappolate dal rialzo dei tassi di interesse e dal contestuale calo del prezzo degli immobili. Un fenomeno che, di fatto, ha impedito di ottenere prestiti aggiuntivi essendo venuta meno la garanzia di incremento di valore dell’abitazione. Al primo anello della catena, se ne sono poi aggiunti altri: quello delle insolvenze, e quello dei pignoramenti.
Bush ha evitato di rispondere alle domande della stampa sui costi del piano di emergenza, preferendo sottolineare come la crisi dei mutui sia «modesta» e quanto l’economia sia forte «e in grado di superare ogni turbolenza». Ma l’intervento della Casa Bianca segnala la necessità di arginare il problema, di rassicurare i cittadini in un momento in cui le ombre di rallentamento dell’economia Usa, capace di crescere nel secondo trimestre a un ritmo del 4%, si sono allungate soprattutto a causa della situazione di instabilità dei mercati finanziari provocata proprio dal tracollo dei prodotti finanziari legati all’universo subprime. Si tratta anche di un’azione di scrematura, di netta separazione tra chi ha cercato di arricchirsi con le spesso pericolose alchimie della finanza e coloro, tanti, che volevano soltanto realizzare il sogno americano.
Se per i primi non verrà steso alcun cordone sanitario, agli altri verrà data la possibilità di usufruire delle modifiche che il presidente intende apportare alla Federal Housing Administration, un’agenzia federale priva della capacità di emettere prestiti a tassi agevolati, ma con 22 miliardi di dollari di riserve (finanziati senza ricorrere a tasse) da utilizzare in caso di insolvenza sui mutui assicurati dall’agenzia stessa. Anche se Bush non ha spiegato ieri i dettagli del piano, alcune fonti governative stimano che saranno circa 80mila i proprietari di case che nel 2008 saranno inseriti nel “programma di protezione“ (di cui già beneficiano 160mila americani). Le condizioni indispensabili per poterne usufruire sono due: un ritardo nel pagamento delle rate di almeno tre mesi, termine oltre il quale si rischia la rescissione del contratto; incapacità di onorare i debiti provocata dall’aumento delle rate mensili, non ad altri fattori.
Oltre alle cifre fornite dall’entourage Bush, si stima che siano due milioni i mutui a rischio, con rate mensili destinate a crescere nei prossimi due anni, per un valore complessivo di 500 miliardi di dollari. La Mortgage bankers association (Mba), ovvero l’organizzazione statunitense delle banche che erogano prestiti, ha però finora minimizzato la portata della crisi: poco meno del 5% dei proprietari di immobili ha un mutuo subprime, e di questi solo il 10% circa è in ritardo con i pagamenti da 90 giorni. Secondo la Mba, inoltre, la situazione era ben più critica nel 2000 e nel 2002.
Al di là della portata economica dell’intervento, il piano annunciato da Bush ha una valenza fortemente psicologica.

Non a caso, la reazione di Wall Street è stata ieri all’insegna del rally, con gli indici in rialzo (+0,90% il Dow Jones, +1,21% il Nasdaq), mentre in precedenza anche l’Europa aveva chiuso la seduta in progresso (a Milano, più 0,9% il Mibtel).

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