Per MutuiOnline un terzo del mercato punta su 25-30 anni

Per MutuiOnline un terzo del mercato punta su 25-30 anni

Valentina Giuli

Il mercato italiano dei mutui sta cambiando, soprattutto a causa della diminuzione del potere di acquisto delle famiglie e dei nuovi scenari del mondo del lavoro. Spiega Roberto Anedda, vicepresidente e direttore marketing di MutuiOnline: «È aumentato l’importo richiesto e si è allungato il periodo di rimborso, conseguenza di una minore disponibilità di denaro e di un aumento dei prezzi delle case. Oggi il 70% dei mutui richiesti sono superiori ai 20 anni e l’importo medio è di 120mila euro.
Fino a qualche anno fa si richiedevano circa 100 milioni di vecchie lire - stiamo parlando di fine anni ’90 - e di durata media di 10-15 anni. Erano poche le banche che arrivavano oltre i 15 anni, anche perché la somma erogata era abbastanza bassa. Oggi almeno un terzo del mercato dei mutui è costituito da prodotti a 25-30 anni».
A fronte di questa situazione le banche stanno dandosi da fare per andare incontro alle esigenze dei loro clienti, aumentando la flessibilità e soprattutto il numero e la tipologia di offerte. Cresce anche il numero di garanzie richieste specialmente in caso di livello di reddito molto bassi. «Se, a esempio, un cliente ha un alto livello di reddito, la banca può arrivare a concedergli una rata mensile che sia pari anche alla metà dello stipendio - dice Anedda - perché è sicura che con il reddito residuo il richiedente può soddisfare i propri bisogni. Se il reddito è basso la banca non rischia e magari chiede la firma di un cointestatario o di un garante, meglio se parente del cliente». La flessibilità è diventata una caratteristica che le banche si stanno imponendo per non perdere clienti e soprattutto in vista del fatto che sempre meno persone hanno contratti di lavoro tradizionali o a tempo indeterminato. Nascono così nuovi prodotti. Oggi può ottenere un mutuo anche chi ha un contratto di lavoro atipico, ma conditio sine qua non è assicurare una storia lavorativa alle spalle, seppur breve (in genere 30 mesi negli ultimi 36 mesi) che dimostri alla banca una rapporto di lavoro più o meno continuativo, anche se non supportato da contratto a tempo indeterminato. Continua Anedda: «In effetti dà più garanzie questo tipo di lavoratore, magari con un reddito non elevato - eventualmente supportato da un garante - che non uno con un contratto a tempo determinato che lavori da poco, anche con un reddito più alto. Per le banche è importante che il rimborso sia sicuro, altrimenti si troverebbe a sostenere delle spese legali, di recupero credito che annullerebbero la profittabilità della transazione».
Molte banche hanno formulato ricette ad hoc a fronte di un costo un po’ più alto, mutui che si basano sul livello di risparmi sul conto corrente, mutui che si pagano un po’ alla volta, mutui che si iniziano a pagare dopo un anno, mutui che permettono di sospendere il pagamento e riprendere successivamente, mutui che consentono di tagliare le spese di accensione se stipulati via internet. In quest’ultimo caso, alcuni grandi istituti, come Banca di Roma, Bnl, Carige, SanPaolo Imi, Monte Paschi, offrono condizioni veramente competitive. Una formula che per esempio ha fatto dell’olandese Ing Direct la banca con il miglior mutuo a tasso variabile. Infatti non avendo costi di gestione può offrire il tasso più basso, e anche se c’è stato un rincaro di mezzo punto percentuale dei tassi europei negli ultimi 5 mesi, Ing Direct non ha seguito l’incremento generale perché ha tagliato lo spread, la percentuale che la banca aggiunge al tasso stabilito dalla Bce e che costituisce il suo guadagno. Ma come orientarsi nella giungla dei mutui? «La gente vuole un prodotto semplice, accessibile e flessibile - conclude Anedda -: esistono tanti prodotti sul mercato, più o meno complessi ma ad andare per la maggiore sono quelli con rimborsi flessibili, a rata fissa e durata variabile e che finanziano il 100% dell’importo. Deve essere evidente il vantaggio per il cliente, è inutile inventarsi prodotti complicati e che, a lungo andare, si rivelano costosi anche per le banche.

Come è avvenuto con i mutui a tasso misto».

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