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Né Lippi né Prandelli: Paolo Maldini ct azzurro

La Federcalcio a caccia del prossimo tecnico: Ancelotti per ora non può, Ranieri neppure. Resta la soluzione Zola. L’ex capitano milanista sarebbe ideale per carisma, passione, competenza e per un’interpretazione più moderna del ruolo

Né Lippi né Prandelli: Paolo Maldini ct azzurro

Scegliere il prossimo Ct della Nazionale è diventato un rompicapo. Sul tavolo di Giancarlo Abete, presidente della federcalcio, c’è un foglio bianco sul quale sono stati scritti quattro nomi con relativi cognomi: Cesare Prandelli, Claudio Ranieri, Carlo Ancelotti, Gianfranco Zola. È il quartetto dal quale il dirigente romano è intimamente convinto di poter ricavare il successore di Lippi. I tempi sono tutt’altro che larghi: entro maggio bisognerà sciogliere il nodo e dar vita alla trattativa con l’interessato per raggiungere l’accordo su entità di stipendio e durata della missione azzurra.

Lo scenario, da ieri, si è complicato a Firenze a causa del dissidio aperto tra il tecnico e i fratelli Della Valle. Prandelli è diventato un interrogativo, al pari di Ranieri: per strapparlo alla Roma bisognerebbe forzare la mano al club di Rosella Sensi, operazione sgradita ad Abete. Il terzo della lista è Carlo Ancelotti, da sempre considerato l’erede ideale oltre che naturale di Marcello Lippi. Ha carisma sufficiente, conosce benissimo il calcio internazionale, ha esperienza nella guida di caratteri bizzosi (Balotelli sarebbe il primo cavallo di razza da addomesticare) ma è a libro paga di Abramovich e ha già fatto sapere, che gradirebbe l’incarico ma solo alla fine del rapporto col Chelsea, fra due anni, proprio in coincidenza con gli europei da giocare in Ucraina (forse) e Polonia (sicuro). L’ultima opzione a disposizione è Gianfranco Zola, alle prese, attualmente a Londra, con la salvezza del West Ham. Il tamburino sardo ha cominciato la sua carriera tecnica nei ranghi della federcalcio, al fianco di Casiraghi nella guida dell’under 21. Fu indicato da Demetrio Albertini, in epoca Guido Rossi, e col tempo s’è guadagnato la stima degli altri dirigenti. Alla fine, perciò, se dovessero saltare come birilli, uno per volta, il primo, Prandelli che resta, nonostante tutto il favorito numero uno, seguito da Ranieri e Ancelotti irraggiungibili per volontà dei rispettivi club, Zola potrebbe diventare la soluzione alternativa.

In casi del genere, forse bisogna dare libero sfogo alla fantasia. Il valore di un dirigente si misura nella capacità d’inventarsi soluzioni a sorpresa. Al ritorno dal Sudafrica, non ci sarà solo da rimpiazzare un Ct: bisognerà inventarsi un’altra Nazionale, congedando il gruppo storico partito da Duisburg, nel 2006. Giancarlo Abete prenda come contributo alla causa azzurra il nostro suggerimento. Che ha un nome e un cognome molto stimato. Parliamo di Paolo Maldini, uno dei pochi a godere di simpatia trasversale, osannato persino dalla curva interista nel corso dell’ultimo derby. Ha 41 anni e non ha ancora deciso cosa farà da grande, lasciate le scarpette nell’armadietto di Milanello, l’estate scorsa. Ha declinato, per motivi comprensibili (godersi la famiglia), l’invito del Chelsea a raggiungere Ancelotti per affiancarlo in qualità di team manager. Non è solo un grandissimo ex calciatore: è una specie di monumento, con alle spalle una carriera azzurra lunga e luminosa, mai scandita - questione anche di fortuna - da un grande successo. Si è dovuto accontentare delle tante coppe alzate con la casacca del Milan.

È vero, ha sempre detto e ripetuto di non voler intraprendere la carriera di allenatore. «Troppo stress» è stata la spiegazione. Aveva visto soffrire papà Cesarone, che ne sarebbe fiero, quando arrivò dopo Sacchi. Ma nella vita e nel calcio, i buoni propositi, vengono spesso superati, aggirati, quando non modificati, naturalmente. Ha il carisma per sedersi su quella panchina, ha il nome per meritarsi il rispetto e la fiducia del pubblico, ha la passione per reggere l’urto della responsabilità, ha l’occhio per fare le scelte giuste. È vero, non ha mai frequentato nemmeno il corso di terza categoria. Obiezione: Leonardo non ha compiuto lo stesso percorso? Ha tutto il tempo, tra una convocazione e l’altra, per studiare, prendersi un patentino oltre che allestire uno staff di prim’ordine.

Chi non sarebbe orgoglioso di lavorare al fianco di Paolo Maldini? Toccherebbe a lui rifondare il club Italia, magari dandogli una impostazione moderna, aperta ai tempi del calcio e alle esigenze del nostro campionato.

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