NapoliI sintomi ci sono tutti per immaginare che a breve Napoli rischi di precipitare nuovamente, a un anno e mezzo di distanza, nel tunnel della emergenza rifiuti. Davanti alle scuole e agli ospedali, alle chiese e agli edifici pubblici, i cumuli dei rifiuti bloccano gli ingressi e sono alti oltre un metro e mezzo. È il centro cittadino in particolar modo ad essere colpito da questa nuova ondata di monnezza: le vie eleganti di Napoli, le piazze più simboliche, i Palazzi delle istituzioni, addirittura davanti all'edificio della Prefettura, situato tra Piazza del Plebiscito, piazza Carolina, piazza Trieste e Trento a via Chiaia, la strada dello shopping. E, come ai vecchi tempi della emergenza rifiuti, ignoti hanno dato a fuoco i cumuli giacenti in strada, tanto e vero che i vigili del fuoco hanno dovuto fare fronte a una quarantina di chiamate. I pompieri sono dovuti intervenire anche nell'area del Vesuvio: due notti fa, infatti, a Terzigno e a Boscoreale, due commando sono entrati in azione per dare alle fiamme alcuni auto compattatori in procinto di sversare i loro rifiuti. La gente di Terzigno protesta perché non vuole l'apertura di una nuova discarica.
Lancia l'allarme su quanto sta accadendo a Napoli e parla di «segnali strani e imbarazzanti» il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, intervenuto alla trasmissione Radio Anch'io, risolutore della emergenza rifiuti di due anni fa, quando fu nominato dal premier Berlusconi, Commissario straordinario per la emergenza in Campania. «Abbiamo fatto cinque discariche - ha proseguito Bertolaso - dove c'era spazio per diversi milioni di metri cubi di spazzatura, avviato la raccolta differenziata in modo serio e realistico e aperto l'impianto di Acerra, che a detta di tutti è il migliore che c'è in Italia: non si capisce perché a Napoli oggi ci sia la spazzatura nelle strade». La genesi di questa nuova emergenza rifiuti a Napoli è diversa dalla precedente: non più la mancanza di contenitori in grado di accogliere la produzione di 1500 tonnellate al giorno di monnezza alla base della crisi ma, il presunto boicottaggio posto in essere dai lavoratori di una società utilizzata dalla Enerambiente, l'azienda che con l'Asia si occupa della raccolta e dello smaltimento rifiuti a Napoli. Questi lavoratori, circa 400 hanno ricevuto comunicazione dai loro dirigenti che dal primo novembre, quando partirà il nuovo appalto con due ditte della Liguria, non ci sarà più lavoro. Un gruppo di questi dipendenti a rischio occupazione potrebbe avere posto in essere un boicottaggio che rischia di mandare in tilt la raccolta della spazzatura ancora per settimane. Non vi sono certezze ma, sembra strano ma, questo lo chiarirà una inchiesta interna alla Enerambiente, 68 autisti dei mezzi utilizzati per la raccolta dei sacchetti si sono improvvisamente e contemporaneamente ammalati. Risultato mezzi fermi nei capannoni. Ma, non solo, 50 di questi mezzi sono stati manomessi da qualcuno e quindi, anche volendo trovare dei sostituti per gli ammalati, sarebbero inutilizzabili. Ieri si è svolto un vertice in Comune al quale hanno preso parte, il sindaco Rosa Iervolino Russo, il prefetto Andrea De Martino, il generale Mario Morelli, l'assessore all'Igiene Paolo Giacomelli e i rappresentanti dell'Asia. In una nota è stato annunciato che «la ditta EnerAmbiente è stata invitata a fornire spiegazioni ed ad attivarsi immediatamente per trovare le soluzioni del caso, e a segnalare i dipendenti assenti agli organi competenti per gli accertamenti del caso». Promette il pugno duro contro gli eventuali falsi ammalati il neoprefetto di Napoli De Martino.
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