Napoli tra le grandi del basket Milano sbaglia di tutto e di più

L'Armani si veste di zolfo sotto un vulcano come quello dell'Eldo Napoli e brucia dopo dieci minuti tutte le promesse fatte quando ha perduto il contatto con Siena sette giorni fa, quando ha cercato di respingere chi parlava di squadra senza una vera anima e vicina alla crisi. Magari non lo è ancora, ma chi vede rosa sul rosso di vecchie scarpe esagera di sicuro.
Intanto perché l'Olimpia viene raggiunta al terzo posto proprio dai napoletani che all'inizio della settimana sembravano scesi in sciopero perché non vedevano arrivare gli stipendi, ma poi si sono uniti nell'abbraccio fraterno che in questi casi risolve ogni debito, recuperando prima una partita che sembrava impossibile contro Barcellona in Eurolega e poi schiantando ieri quello che resta di un'Olimpia sempre tremolante in trasferta (26% nel tiro ravvicinato, addirittura 8 su 31).
Il presidente Maione, urlando che certi debiti li ha sempre onorati per il bene del basket napoletano che altrimenti sarebbe fra le ragnatele, se ne va abbracciando il suo capitano Morena, accarezzando Spinelli, che sembra aver ritrovato almeno la fantasia e la pazienza che serviva dopo aver visto Ellis soffrire per problemi ad un polso, cercando di portare in trionfo il sindaco Mason Rocca (8 punti, 7 rimbalzi, 8 in pagella) cacciatore che trova palloni importanti dove gli altri pensano ci sia da sporcarsi, scoprendo che Trepagnier (18 punti, 3 su 5 da 3, 5 rimbalzi, 4 recuperi) è un figliol prodigo per cui vale la pena stappare le bottiglie migliori, accarezzando la schiena di Sesay (14, 3 recuperi) e la mano di Malaventura (15 con 3 su 6).
Il campionato avvista la nuova balena e dovrà tenerne conto perché nella Eldo c'è talento e ci sono uomini tipo Morandais che arrivano al cuore di una partita anche preoccupandosi della difesa. Per la verità non c'era quasi bisogno di dannarsi troppo: Milano sbagliava di tutto e di più. Quando sembrava facile segnare il ferro del canestro diventava troppo duro, quando serviva una mano fatata, con Bulleri ancora inutilizzabile, c'è stata la grande fuga cominciando da Calabria che ha messo dentro i tiri soltanto quando ormai il divario era imbarazzante, quando Gallinari, principe del freddo, era stato circondato (14 punti, 8 rimbalzi), nel momento in cui Blair (2 rimbalzi!) non saltava un giornale e Watson (14 palloni per la causa) scopriva il grande gelo intorno a lui visto che Garris non aveva più uno spartito e Green, partito benissimo, si confondeva più degli altri perdendo 6 palloni in un'altra giornata dove il gruppo ne regalava ben 21, la solita esagerazione per chi non ha un'anima difensiva. Non è crisi, urlavano ai cronisti che servono panna a certi giocatori abituati a recitare per il padrone, ma certo bisognerebbe cercare di capire che filo lega una squadra al suo generale e Sasha Djordjevic non può ancora stupirsi di tutti quei palloni persi, pensando che sia sempre una questione di attenzione.
Qualcosa non va fra lui e giocatori che gli dicono ti seguiamo, ma poi si perdono in qualsiasi bicchiere d'acqua. Servirebbe rigore, penitenza e non assoluzione a prescindere, ma sembra che, per adesso, i soli castigati siano stati Ciccio Tusek, già spedito a Malaga, e Mario Gigena a cui non sono stati dati neppure i minuti (12) che si è preso il giovane Plumari con il cuore giusto, a cui nessuno imputerà lo 0 su 4 al tiro dal campo, magari stuzzicandolo per la stessa media al tiro libero perché qui qualcosa andrebbe fatto.

Perdere così, di 26 con tutti i resti possibili, fa davvero male, segnare 58 punti è molto avvilente, sprecando l'avvio convulso 2-2 dopo 4', prendere 12 rimbalzi offensivi per non averne un vantaggio non può essere soltanto colpa del solito tango su campo caldo.

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