Il Napoli non molla: Cavani stende la Roma

L'inseguimento continua. Doppietta dell’uruguayano, la squadra di Mazzarri passa all’Olimpico dopo 18 anni

Il Napoli non molla: Cavani stende la Roma

Roma Mazzarri la definiva una delle tante finali, Ranieri una partita difficilissima. In ogni caso era una “mano”deci­siva della partita-scudetto sul tavolo verde dell’Olimpico.E il Napoli non l’ha fallita, dimo­s­trandosi più squadra della Ro­ma. Il sogno alle pendici del Ve­suvio continua, mentre si spe­gne quello romanista – che ri­mane comunque in corsa per la Champions - a poche setti­mane dall’arrivo in società de­gli americani (a proposito, ieri l’ormai ex presidentessa Rosel­la Sensi era a Palazzo Chigi da Letta, qualcuno vocifera che perorasse la causa per un po­sto nel comitato di Roma 2020). Nessuno a Napoli nasconde­­va i timori per questa partita, vi­sto che ogni volta che la squa­dra di Mazzarri era arrivata a pochi passi dalla vetta, pun­tualmente aveva perso colpi. Stavolta non è andata così: la risposta al poker del Milan, che ha mantenuto i rossoneri a +3, è arrivata dal solito Cava­ni. Che in una sera segna il gol numero 1000 in trasferta della storia azzurra, raggiunge e su­pera Careca – finora il miglior cannoniere stagionale del Na­poli – salendo a quota 20, fa conquistare alla squadra di Mazzarri il settimo successo esterno del campionato (non accadeva da una vita) e soprat­tutto sfata il tabù che voleva i partenopei mai vittoriosi sulla Roma all’Olimpico dal 3-2 del 1993. Il rigore procurato e trasfor­mato ( con qualche patema, vi­sto che il pallone – comunque entrato in porta - sbatte sui due pali e poi esce) e il facile tocco davanti a Julio Sergio sul cross di Cannavaro lascia il Na­poli in orbita e probabilmente toglie di mezzo una seria rivale per il titolo. Ranieri sceglie un atteggiamento tattico a due punte (Borriello e Vucinic i pre­scelti, con Menez tenuto in ser­bo per la ripresa) e il rombo a centrocampo, Mazzarri non fa turnover (lo aveva annuncia­to) e ripropone Campagnaro e Dossena tra i titolari. Il gesto di fair play di Simplicio che, dopo aver colpito alla testa Aronica, aveva atteso il rientro dell’av­versario per tornare in campo, lasciava presagire buone inten­zioni. Invece è toccato vedere qualche colpo di troppo: La­vezzi “ impunito”secondo i ro­manisti per un presunto sputo a Rosi, lo stesso difensore gial­lorosso “graziato” per un toc­co di mano che fa arrabbiare persino De Sanctis, giochi di gomito non ortodossi di Dosse­na su Taddei. I cartellini sono poi arrivati, ma tardivamente, poi la gara si è tranquillizzata. Sin dall’avvio più Napoli che Roma, capace di arrivare sotto porta con maggiore facilità ri­spetto ai giallorossi che co­munque hanno avuto un’occa­sione con Vucinic (bravo De Sanctis in uscita). La squadra di Ranieri è rimasta a lungo in balia del suo non gioco e della mancanza di idee e schemi. La carta Menez (il francese testa i riflessi di De Sanctis su una del­le rare iniziative romaniste) si è rivelata inefficace così come l’ingresso di Totti a un quarto d’ora dalla fine.

Fischi a Ranie­ri e alla squadra dopo il 90’,per continuare a restare attaccato al treno Champions, servirà molto di più. E nonostante i ti­mori, anche i tesserati napole­tani sono giunti all’Olimpico senza particolari problemi (con 4 daspo ai tifosi che tenta­vano di penetrare nottetempo all’Olimpico).

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