da Napoli
A. A. A. Panettiere cercasi. La richiesta disperata di mano d'opera non arriva dall'opulento nord ma dalla capitale europea della disoccupazione: Napoli. «La nostra categoria ha la possibilità di assumere almeno mille persone, togliere dalla strada mille giovani o mille padri di famiglia. Invece, i nostri operai sono costretti a fare dei turni massacranti, per sopperire alla carenza di mano d'opera». La sorprendente rivelazione è di Giuseppe Esposito, presidente dell'Aplpn (Associazione provinciale liberi panificatori napoletani) e consigliere nazionale della Sippa (la federazione dei panificatori e dei pasticcieri). Esposito snocciola qualche cifra, frutto di un sondaggio avviato nella categoria qualche tempo fa: in Campania ci sono circa 3 mila panifici, tra grandi aziende e piccoli laboratori a conduzione familiare. Poco meno della metà, (oltre milletrecento), risiedono a Napoli e in provincia, il resto, millesettecento, si trovano sparsi nel resto della regione. Spiega ancora Esposito. «A Napoli potremmo dare lavoro ad almeno 500 persone, il resto, diviso tra le altre quattro province della Campania. In sostanza, manca un panettiere ogni tre aziende. Offriamo la possibilità di un lavoro sicuro, sei o sette ore al giorno, per una paga che definirei più che dignitosa».
Il responsabile dei panettieri, non riesce ad esprimere la propria meraviglia, quando ricorda il guadagno di un panettiere. «Un nostro operaio, in busta, al netto, trova alla fine di ogni mese dai millecinquecento ai duemila euro. Capito? Con la crisi che cè, questa categoria rischia di morire perché manca chi abbia voglia di fare il pane». I panettieri ricordano che i tempi sono cambiati. Dice il titolare di un negozio del Vomero, collina di Napoli. «Cè ancora chi crede che il nostro sia un lavoro duro. Invece, è finita l'epoca delle levatacce, quando si andava a lavorare con il gelo e nei laboratori si sgobbava».
«Le nuove tecnologie hanno alleggerito in buona parte le fatiche di un tempo. Lorario è più comodo», spiega come in una sorta di spot, Esposito. Ma, per porre rimedio alla crisi di «vocazioni», i panettieri si sono riuniti in un consorzio e stanno organizzando dei corsi di formazione, per invogliare e preparare i giovani al mestiere. Per i panettieri del futuro, le prospettive sono lusinghiere e non hanno tempi lunghi. In sostanza, un giovane che sia a digiuno di questa professione, al termine di un apprendistato, che potrà durare al massimo un paio di mesi, troverà un forno con le porte spalancate, pronto ad accoglierlo.
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