Napoli sotto un’eruzione di sporcizia

I nefasti effetti sono evidenti. Le scuole si chiudono, forse con soddisfazione dei ragazzi che vedono anche nella sventura il prolungamento delle feste natalizie. E qui il contrasto appare stridente: ai pacchi di Natale si contrappongono scatole e involucri di rifiuti, molto spesso ancora gli stessi dei doni già dimenticati. Quando un regalo non è gradito inizia la fausta impresa di riciclaggio

I nefasti effetti sono evidenti. Le scuole si chiudono, forse con soddisfazione dei ragazzi che vedono anche nella sventura il prolungamento delle feste natalizie. E qui il contrasto appare stridente: ai pacchi di Natale si contrappongono scatole e involucri di rifiuti, molto spesso ancora gli stessi dei doni già dimenticati. Quando un regalo non è gradito inizia la fausta impresa di riciclaggio. In un certo senso, ciò si è tentato anche coi rifiuti, imballandoli in scatole aggraziate per renderne meno evidente il contenuto senza contenuto. Così si sono viste piramidi di rifiuti infiocchettati e pronti a partire su navi eleganti per altri porti che hanno subito manifestato il non gradimento per questi indesiderati doni. Un’altra forma di riciclaggio.

Così si accendono anche rivalità sopite fra gli abitanti del continente e quelli, «incontinenti », della Sardegna, isola non sufficientemente remota per non essere nella sua vastità spopolata, il luogo ideale per l’immondizia e allora, ecco lo scontro di virtù: all’insufficiente e deprecato Bassolino deludente per chi in lui aveva riversato troppo amore, si contrappone l’algido e aristocratico, che nulla concede, Soru, governatore di Sardegna che, magnanimamente offre il ventre della sua terra per inghiottire i rifiuti vomitati nelle strade di Napoli. Egli, presidente virtuoso, può smaltire sia i rarefatti rifiuti di Sardegna che i sovrabbondanti e lutulenti di Campania. Ma il gesto non è apprezzato se non forse dauna maggioranza inevitabilmente silenziosa, per decoro e per rispetto di sé. E si annunciano interdizioni, sbarramenti, insurrezioni, per non raccogliere l’immondizia altrui, che ha odori e natura certamente diversi da quelli sardi. E potrebbe, digerendoli per generosità, alterare la propria natura chimica. La Campania, in un modo o nell’altro, esce da questa esperienza, se mai vi uscirà, sconvolta. Non c’è bellezza di paesaggio o monumenti che possa prevalere sull’orrore di ciò che nelle case e nelle città viene nascosto e spazzato di notte.

Adesso si vede soltanto ciò che non si deve vedere, la città ha vomitato nelle strade, con l’effetto catastrofico, benché inizialmente non letale, del colera, della peste o di una eruzione del Vesuvio. E, ancor peggio, non si erutta fuoco o lava, determinando immagini sublimi, anche nella inevitabile catastrofe, ma il peggiore volto del degrado, della miseria, della impotenza dei potenti. Dall’eruzione memorabile è uscita, è sopravvissuta, Pompei. Da questa eruzione di sporcizia Napoli è nascosta, celata, cancellata. Non affreschi, non architetture, non dipinti di Caravaggio, riescono a far dimenticare la ormai quotidiana dose di immagini di tanta catastrofe. Sindaci, presidenti, ministri, prefetti, commissari sono impastati in quelle informi accozzaglie di cartoni, vetri, cibo, plastica, sacchi rotti, animali morti, che dominano le strade come protagonisti assoluti in ungrottesco presepe della miseria.

Nessuno è più credibile e più creduto. Ogni speranza di rinascita dimenticata e forse improponibile per l’avvenire. D’altra parte, mentre il museo di Capo di Monte veniva abbandonato, Bassolino e le sue creature, i talenti dell’arte contemporanea che hannofatto credere alla città di essere molto contemporanea e molto internazionale, avevano profeticamente ospitato al Museo Archeologico una mostra di opere di Damien Hirst, con scatole vuote di medicinali e animali tagliati a fette e compressi in formalina; e al Nuovo Madre la mostra di Piero Manzoni, il famoso autore della «Merda d’artista». Grande rigeneratore e rianimatore di rifiuti. Quella scelta è sembrata fatale: perché ciò che era esaltato nelmuseo, per paradosso si è rivelato, moltiplicato per migliaia di volte, una realtà terribile dell’essenza stessa di Napoli.

L’inconscia attrazione per l’immondizia aveva orientato quella classe dirigente verso un artista tanto difficile quanto terribile che avrebbe riso di questa forza incontenibile della realtà, nel dargli ragione. Ma è difficile per quella stessa classe dirigente stabilire un nesso fra le due situazioni, artistica e reale. D’altra parte, in questo caso, che la realtà imiti l’arte non è certo consolatorio.

Domani sarò a Pianura, e racconterò ciò che sarà davanti ai miei occhi, come sia difficile esprimere qualunque dignità, umana e intellettuale in mezzo ai rifiuti. Forse, per chi ama leggere Dante e «attualizzarlo», nulla assomiglia più all’inferno di questa emergenza quotidiana.

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