di Paolo Bracalini e Massimo Malpica
C’è un ramo romano nell’Affittopoli napoletana: due palazzine nella centralissima via Panama, di proprietà della Regione Campania. Più di cinquanta appartamenti, abitati da nomi noti e meno noti. Generali dei carabinieri, alti magistrati, parlamentari, giornalisti. Tra i tanti ci sono il senatore Idv Nello Formisano - che all’inizio del nuovo millennio è stato anche assessore della giunta campana - che ha qui la sua casa romana, l’ex deputata Udc, candidata nel 2008 alle provinciali di Benevento, Erminia Mazzoni, il giornalista Gennaro Sangiuliano. Qui i canoni di affitto non sono bassi (tra i 1.500 euro e gli oltre 2mila), ma è la storia stessa di questa proprietà a rendere legittima qualche domanda all’amministrazione guidata da Antonio Bassolino.
Il palazzo di via Panama fa parte dell’eredità Quintieri. Un barone romano che, avendo avuto un figlio non vedente, negli anni ’70 ordinò che i suoi beni andassero all’Istituto per ciechi Colosimo. Non sospettava che, all’alba degli anni ’80, l’istituto sarebbe finito nel patrimonio della Regione Campania. Nell’eredità c’erano anche due grandi tenute agricole, tra cui un castello a Gallicano del Lazio il cui terreno, 380mila metri quadrati, è stato erroneamente affittato per anni, questo sì, a un canone irrisorio di 5mila euro, a causa di un refuso che indicava l’estensione in 38mila metri quadri, dieci volte di meno della realtà.
Eppure l’istituto Colosimo, nonostante la donazione Quintieri, non se la passa troppo bene. Strano. Visto che, appunto, il palazzo romano sfugge per esempio all’altissimo tasso di morosità che caratterizza in genere le proprietà immobiliari della Regione Campania. Che a dicembre del 2007 vantava – si fa per dire – 8 milioni di euro di morosità a fronte di meno di due milioni di euro di canoni incassati.
A gestire l’immobile di via Panama è la Sauie, una società immobiliare un tempo appartenente alla famiglia Quintieri e ora anch’essa totalmente partecipata dalla Regione Campania. Prima dell’ultimo aggiornamento dei canoni, i due civici di via Panama incassavano congiuntamente circa 74mila euro al mese. Un discreto gruzzolo, che però pare non svolga degnamente il suo scopo designato di beneficenza, se è vero che da anni gli eredi del barone sono in causa con la Regione Campania per riottenere l’intero lotto di mobili e immobili donati all’istituto Colosimo. Alla base del contenzioso, infatti, i Quintieri indicano «gravi inadempienze di gestione da parte dell’amministrazione regionale». Che non avrebbe rispettato le ultime volontà del barone, tentando tra l’altro di sottrarre l’immobile di via Panama (e gli altri edifici ricevuti in eredità) allo scopo a cui la donazione li aveva vincolati: produrre reddito, o essere utilizzati, nell’esclusivo interesse dei non vedenti assistiti dall’istituto Colosimo.
Un dettaglio che, probabilmente, alcuni degli inquilini del bel palazzo nel centro di Roma nemmeno immaginano, quando versano i loro affitti mensili nelle casse della Regione. «La storia del Barone io la conosco», spiega per telefono Sangiuliano. «So che i soldi prodotti da questo palazzo dovrebbero andare a questo storico istituto per non vedenti, e se così fosse ne sarei anche moralmente sollevato. Ma non sta certo a noi decidere dove spendere il denaro incassato dai canoni», racconta il giornalista. Che ci tiene a precisare di non essere un privilegiato: «Pago duemila euro al mese per 90 metri quadrati, una cifra superiore del 10 per cento ai parametri di riferibilità stabiliti dalla Camera di commercio di Roma. E mi sono dovuto pagare i lavori di ristrutturazione dell’appartamento. Che cosa ne faccia la Regione dei nostri soldi, io proprio non lo so». Di certo a dicembre 2005 il capogruppo dell’Mpa in consiglio regionale della Campania, Salvatore Ronghi, è stato in visita all’istituto Colosimo.
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