Camorra, ecco chi comanda a Napoli e in provincia

La relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia conferma la crescita sul territorio dei grandi cartelli criminali

Camorra, ecco chi comanda a Napoli e in provincia

Sul fatto che la camorra sia diventata una holding criminale nessuno ha più dubbi. Le pratiche illegali oramai sono annodate al tessuto socio-economico della Campania, in particolare della città di Napoli e della sua estesa provincia. A confermarlo è la puntuale relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia che, ancora una volta, ribadisce l’aspetto preoccupante di un’organizzazione malavitosa diventata metastasi in un territorio già martoriato dalla crisi e dall’inefficienza di gran parte degli enti locali. Recentemente, come riporta il quotidiano Napoli Today, l’attuale procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, ha sottolineato come la camorra “agisce come formidabile fattore di alimentazione finanziaria e di alimentazione del sistema di relazioni, di mediazione, propria dell’ordinario sistema d’impresa”.

I grandi cartelli criminali

È sbagliato, però, pensare che la camorra operi in maniera disomogenea, dando sfogo a piccoli gruppi parcellizzati sui territori campani. Più corretto è parlare di grandi cartelli camorristici, quelli che agiscono in modo silente, lasciando ai cosiddetti “cani sciolti”, i quali detengono poco potere, la violenza urbana che viene registrata quotidianamente dalle forze dell’ordine. La realtà, quindi, è ben altra cosa: le organizzazioni criminali si sono da tempo divise il territorio di competenza e gli affari veri vengono fatti senza spari e morti ammazzati. Secondo Melillo, “i grandi cartelli, che nel dibattito pubblico non hanno neanche un nome, da oltre trent’anni sono profondamente radicati e hanno attraversato anche grandi conflitti, importanti sforzi repressivi. Nel tempo hanno non solo conservato, ma progressivamente sviluppato la capacità di fare sistema e di preservare i vincoli fiduciari che quel sistema garantiscono”.

Gli affari dei clan

Ma dove tengono le mani questi cartelli malavitosi? La Corte d’Appello di Napoli ha evidenziato come, negli ultimi tre anni, la pandemia ha dato una grossa mano alla crescita economica della camorra che è riuscita a fagocitare buona parte dei buoni spesa messi in circolazione dal Comune di Napoli per le famiglie bisognose. Ben 7 milioni di euro che non hanno lasciato indifferenti i clan del Napoletano. Il prossimo obiettivo dei cartelli criminali è il Pnrr, con i fondi che fanno gola alla malavita. Il Covid-19, poi, ha modificato anche le dinamiche dell’azione criminale della camorra. Lo spaccio di sostanze stupefacenti, per esempio, avviene sempre di più a domicilio, con la chiusura progressiva delle tradizionali piazze a cielo aperto.

La geografia della camorra napoletana

La Direzione investigativa antimafia, nella sua relazione, ha disegnato la mappa dei cartelli criminali divisi sul territorio napoletano. Nella città metropolitana di Napoli si dividono la torta l’Alleanza di Secondigliano (i clan Contini, Licciardi e Mallardo) e i Mazzarella. La suddivisione è in cinque zone, alcune delle quali vengono gestite di comune accordo tra i due potenti cartelli.

In provincia, invece, i clan più forti sono i Moccia (Afragola, Caivano, Casoria, Cardito, Frattamaggiore e Arzano) e i Mallardo (Giugliano in Campania e Villaricca) che hanno la capacità di sfruttare le emergenze nazionali per accumulare denaro.

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