Cronaca locale

I bordelli dei nigeriani nel regno del clan Moccia

Il centro abitato di Afragola è costellato di connection houses. In case di privati sono stati allestiti dei bordelli. E a gestirli sarebbero dei nigeriani

I bordelli dei nigeriani nel regno del clan Moccia

Dall’esterno sembrano delle normali abitazioni. In realtà sono bordelli in pieno centro. All’interno non si vive: si somministrano bevande agli avventori e giovani donne si prostituiscono. E l’ingresso è riservato agli uomini neri. “Ce ne sono tante, di queste case. Credo una decina”, ci racconta Yassim (nome di fantasia). Si trovano ad Afragola, comune a nord di Napoli. “Quando sono arrivato qui, nel 2012, ce ne erano 5 o 6, ora – afferma – sono raddoppiate”. In un centro di circa 64 mila abitanti, atavicamente stretto nei tentacoli nel clan camorristico dei Moccia, proliferano case chiuse per africani. “A gestirle ci sono dei nigeriani, ma anche qualcuno del Gambia. Le prostitute sono nigeriane”, ci svela la nostra fonte, che per motivi di sicurezza manteniamo segreta.

Noi, nel nostro viaggio, ne abbiamo individuate tre di case di appuntamenti. Tutte allestite all’interno di bassi, in locali di privati. Senza indicazioni è difficile riconoscerle per chi non è del posto. Le porte restano socchiuse fino a notte fonda. Fuori, non di rado, si vedono biciclette parcheggiate. A coprire l’ingresso c’è sempre una tenda. Dietro quei teli si aprono piccoli tempietti del sesso per neri. Per impedire ai curiosi di sbirciare, ogni apertura risulta foderata. In qualche caso sono stati montati anche pannelli su finestre che affacciano in cortili interni.

Ad Afragola la comunità afro è folta e ben integrata. Ci sono famiglie intere che conducono una vita tranquilla, ma principalmente a vivere in città negli ultimi anni sono arrivati uomini soli, immigrati in Europa alla ricerca di fortuna, che spesso lasciano mogli e figli a casa. E sono soprattutto questi ultimi a frequentare quelle che sono delle vere e proprie connection houses. Ad alcune si accede direttamente da strade pubbliche. Altre si trovano all’interno di corti condominiali, molto diffusi tra i vicoli del centro storico di Afragola.

“Per noi sono come dei bar, posti dove passare del tempo quando usciamo. Ci andiamo per divertirci. Si beve, si fuma. E se vuoi fare sesso ci sono delle prostitute. Di solito c’è una grossa sala dove si passa il tempo con gli amici. Poi, chi vuole, si sceglie una donna e fa sesso in un’altra stanza”, rivela Yassim. “Se c’è qualcuno all’interno, bisogna aspettare”, aggiunge. La stanza del sesso è unica, secondo la sua esperienza afragolese: “Si entra a turno, e consumano tutti sullo stesso letto”.

Le ragazze che si prostituiscono sono solitamente giovani, dice. “Non credo che siano minorenni. Hanno tra i 18 e i 21-22 anni. Poi ci sono trentenni e quarantenni, per quegli uomini a cui piacciono più mature. In una casa se ne possono trovare fino a 5 o 6”. Sono donne che si vendono anche per 5 euro. “Alcune – secondo il nostro testimone – lavorano solo nei weekend, arrivano dai campi”. I “campi” sarebbero i centri di accoglienza. Poi, ci sono quelle che risiedono in appartamenti a pochi passi dai bordelli. “Le vedi quelle? Lavorano in quelle case”, dice Yassim mostrandoci delle giovani donne. Sono intente ad applicare delle treccine ai capelli all’esterno dell’abitazione dove vivono, un piccolo alloggio che condividono con un uomo. Mentre preparano la loro acconciatura si nota un andirivieni di ragazzi africani che passano fissandole. “Qui tutti i neri sanno che sono delle prostitute”, rivela la nostra fonte. Le due donne finiscono il lavoro ai capelli al calar del sole, poi escono per il loro turno nella casa dove si prostituiscono, appartamenti che restano aperti agli avventori anche per tutta la giornata.

“C’è chi sta sempre lì dentro a scopare. Se non sei nero non puoi entrare. All’ingresso c’è chi controlla”, spiega Yassim. È di sera e nei fine settimana che aumentano i clienti. E il viavai è evidente fermandosi per qualche minuto all’esterno dei locali adibiti a bordello. Mentre fuori scorre il traffico veicolare del centro, i passanti calcano i marciapiedi, gruppetti di persone si intrattengono a parlare, da quei bassi entrano e escono in continuazione uomini. Si intravedono dagli spiragli delle tende, si sente della musica, il loro vociare e, avvicinandosi, si percepiscono delle folate. L’illegalità sbattuta in faccia. Sotto le abitazioni, davanti ai negozi e nelle pubbliche piazze. Attività abusive e sfruttamento della prostituzione sotto il naso. Ma qui nessuno sembra accorgersene. O non vuole.

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