Cronaca locale

Muore per overdose nello stadio di Marano: in fin di vita il compagno

La coppia, con molta probabilità, aveva scavalcato i cancelli durante la notte per poi appartarsi in un angolo oscuro della struttura sportiva

Muore per overdose nello stadio di Marano: in fin di vita il compagno

Probabilmente hanno assunto una dose massiccia di droga i due giovani trovati in fin di vita questa mattina all’interno dello stadio di Marano. La coppia aveva scavalcato i cancelli durante la notte per poi appartarsi in un angolo oscuro della struttura sportiva. La donna ha perso la vita durante il frenetico trasporto nell’ospedale di Giugliano in Campania, mentre il compagno è in coma. Dai primi riscontri risulterebbero essere vittime di overdose.

A lanciare l’allarme sono stati gli inservienti dell’impianto comunale, che al loro arrivo di primo mattino, per le consuete pulizie, hanno trovato i due corpi privi di senso sulle gradinate dello stadio. Addosso la coppia non aveva documenti di identità e per questo i carabinieri della compagnia di Marano impiegheranno più tempo per identificare le due persone. I militari hanno avviato le indagini, anche se sembra chiaro che sia stata la droga a provocare il decesso della ragazza e il grave malore del compagno.

Lo stadio comunale Salvatore Nuvoletta di Marano, in via Falcone, è chiuso da alcuni giorni ed è in gran parte inagibile; nella struttura, che comunque non è allacciata alla rete elettrica, non ci sarebbero telecamere di videosorveglianza. Ulteriori informazioni potranno arrivare soltanto quando sarà possibile ascoltare il ragazzo, che si trova attualmente ricoverato nell'ospedale di Giugliano.

Lo stadio porta il nome di Salvatore Nuvoletta, il carabiniere ucciso dalla camorra. Arruolatosi a soli 17 anni, come primo incarico fu trasferito alla caserma di Casal di Principe. Nel giugno del 1982 i carabinieri della stessa caserma furono coinvolti in un conflitto a fuoco con alcuni criminali legati alla camorra nel corso del quale restò ucciso il pregiudicato Mario Schiavone. Questo avvenimento è stato posto in relazione con il destino di Salvatore Nuvoletta, anche se quel giorno egli era assente per il turno di riposo settimanale.

Il 2 luglio 1982 si trovava nel suo paese natale e, mentre giocava con un bambino nei pressi dell'esercizio commerciale di un suo parente, fu avvicinato, chiamato per nome (per accertarsi della sua effettiva identità) ed infine ucciso da un commando di killer. Anche se l'azione dei sicari fu rapida e improvvisa, il carabiniere diede prova di eroismo e grande istinto reattivo: resosi conto di ciò che stava accadendo, non cercò la fuga, ma anzi scansò il bambino presente e si oppose inerme al commando omicida. Il fanciullo che grazie a questa pronta reazione del giovane carabiniere ebbe salva la vita, al tempo aveva 9 anni.

La motivazione di questo agguato rimase a lungo sconosciuta, finché da confessioni successivamente rese dal pentito Carmine Schiavone si seppe che esso fu diretta conseguenza dell'uccisione di Mario Schiavone. L'omicidio fu un vero e proprio atto di ritorsione decisa dal cartello camorristico di Casal di Principe, allora retto da Antonio Bardellino. Salvatore Nuvoletta per la sua giovane età risultò il bersaglio più semplice e meno protetto. Per commettere l'atto i casalesi di Bardellino chiesero il benestare della famiglia camorristica di Marano di Napoli, il clan Nuvoletta, che fornì anche gli uomini ed il supporto logistico necessario.

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